“Ti devi mettere in regola, come tutti gli altri. Puoi scappare come un coniglio ma fino a quando voglio io”: è questa una delle frasi usate dai Pesce per estorcere denaro e altre utilità da commercianti e imprenditori andriesi e non solo. È uno degli elementi che hanno consentito di arrestare, all’alba di lunedì, nuovamente in carcere Gianluca Pesce di 38 anni, Davide Pesce di 36 anni e di far finire dietro le sbarre un loro parente, Fabrizio Pesce di 34 anni, ristoratore e fiancheggiatore dei due elementi di spicco del clan. Elementi ritenuti particolarmente violenti, pericolosi e senza alcun freno inibitorio se, come accertato, appena usciti dal carcere circa tre anni fa avevano subito riorganizzato le attività criminali puntando sulle estorsioni ed arrivando persino a incutere timore in un agente di polizia locale che a seguito di un incidente stradale era stato costretto a riparare l’auto che aveva provocato il sinistro. Fatto per cui erano finiti in galera già ad ottobre del 2023 ma dopo il quale sono proseguite le indagini per individuare gli autori di un attentato dinamitardo avvenuto al confine tra il quartiere Camaggio, Monticelli e San Valentino nella notte tra il 4 e 5 marzo 2023.

“Quella bomba avrebbe potuto uccidere dei bambini” ha lamentato direttamente a uno dei Pesce il destinatario dell’avvertimento perché in quel portone “i bambini restano fino a tardi a guardare i video su tiktok”. Circostanze mai denunciate ma che non hanno spento la volontà degli uomini della polizia, sia della questura di Andria che della direzione investigativa di Bari, di venire a capo del clima di terrore che si è a lungo respirato in città. Una situazione addirittura debilitante per alcuni commercianti: un vero dramma psicologico di paura e ansie per la propria incolumità e quella dei propri cari.

Non che tutti abbiano reagito alla stessa maniera: qualcuno ha pensato che condividere una serata conviviale a Bari o riservare una scontistica particolare nel proprio ristorante ed adeguarsi all’acquisto delle mozzarelle di bufala campana fornite dai Pesce potesse rappresentare un modo per ottenerne la benevolenza. Ma appena la polizia si è presentata per convocare i ristoratori, i Pesce gli hanno fatto nuovamente visita “perché li dobbiamo guardare in faccia” prima che potessero raccontare qualcosa a quei poliziotti che, diranno dimostrando consapevolezza, “si muovono solo per le cose grosse”. E nella deposizione i ristoratori hanno esibito – si legge nelle carte – “una compiaciuta omertà”, come fossero dalla parte giusta della legge. La parte veramente giusta della legge invece è stata implacabile ed ha allungato i tempi del carcere per i due elementi di spicco della clan Pesce Pistillo a cui ora si aggiunge anche chi ha dato loro supporto: facendo da autista, da uomo delle consegne, indicando le persone da intimidire.