Adesso si attende che nella prossima settimana siano avviate tutte le operazioni urgenti per verificarne le effettive condizioni soprattutto dal punto di vista ambientale. La storia della Discarica di San Nicola La Guardia di Andria sembra ad un punto di svolta. Ora bisognerà finalmente intervenire senza indugi per una potenziale “bomba ambientale” che ormai da anni attende l’avvio della vera e propria fase di post gestione che la Daneco, azienda ormai in liquidazione, non potrà rispettare. L’incendio di venerdì scorso, per cui ci sono volute oltre dieci ore di lavoro da parte dei vigili del fuoco per il soffocamento dei roghi, ha suonato come un vero e proprio monito: nella parte sottostante di quella montagna artificiale di rifiuti, giace un potenziale enorme danno ambientale di cui ci siamo tante volte occupati anche con un approfondimento speciale che portò a marzo dello scorso anno all’apertura di un fascicolo d’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Trani.

Dal 2008 il sito era gestito infatti dalla Daneco mentre nel 2017 la Regione revocò l’Autorizzazione Integrata Ambientale alla stessa ditta dopo che nel 2015 il sito fu chiuso per gli emersi problemi ambientali. Una discarica che avrebbe già da tempo ormai dovuto avviare la cosiddetta post gestione che obbliga le ditte a continuare l’attività di salvaguardia ambientale per i successivi trent’anni dopo la chiusura. Ma essendoci, in questo caso, una ditta in liquidazione, le continue diffide inviate in questi anni da parte del Comune di Andria non sono servite sostanzialmente a nulla. Le casse che languono, poi, non hanno concesso neanche la possibilità di interventi tampone o risolutivi da parte dell’ente che, tuttavia, ha ricevuto dei finanziamenti specifici invece dalla Regione Puglia, circa 10 milioni di euro in totale. Ma a gennaio 2019 vi era stato praticamente l’ultima attività di emungimento del percolato prima di un silenzio assordante arrivato sino ad inizio anno 2020 quando è arrivato l’incarico ad una ditta per un nuovo smaltimento del percolato in attesa però di una gara ben più grande e più risolutiva.

Da allora null’altro è cambiato sino a questi giorni. La pericolosità dei roghi che molto probabilmente nascono da autocombustione è amplificata sia dalla presenza del percolato che del biogas a poca distanza oltre allo sversamento in aria di possibile diossina. Far presto e far bene per risolvere una volta per tutte un problema ambientale molto più serio di quanto si possa immaginare. Nella storia della discarica manca ancora un passaggio e cioè l’ipotesi della Regione Puglia, palesatasi nei mesi scorsi, di dover riempire con dei rifiuti anche la ex cava dei F.lli Acquaviva, un sito accanto all’attuale discarica, e già al centro di grandi polemiche.