«L’ultimo comunicato scialbo emesso congiuntamente dal gruppo Progetto Andria, lista Emiliano e lista Fortunato, ma non dalla componente PD, forse perchè resosi conto della inconsistenza dello stesso, sull’emergenza rifiuti e sulla vicenda della discarica di San Nicola La Guardia, evidenzia una serie di inutili e sterili accuse che vanno rigettate ai mittenti».

Queste le parole di Benedetto Miscioscia, capogruppo della lista Noi con Salvini in merito alle note vicende legate alla raccolta rifiuti ad Andria.

«Infatti se c’è un colpevole da ricercare, quello va ricercato nella disastrosa gestione politica ambientale di Niki Vendola con particolare riguardo proprio al ciclo dei rifiuti che ha portato l’intera Regione Puglia ad una pericolosa permanente emergenza di cui questi giorni stiamo subendo le conseguenze. Eppure il Nikita, sin dal 2005 oltre ad annunciare la sanità garantita per tutti gratuitamente aveva anche promesso di portare la Puglia fuori dall’emergenza rifiuti, rinunciando ai termovalorizzatori e puntando tutto sulla raccolta differenziata, così differenziata che tanti comuni pugliesi continuano a disattendere alle normative, con sempre meno discariche disponibili e pochissimi centri per il compostaggio dei rifiuti organici o cosiddetto “umido. Oltre dieci anni di annunci tramutatisi in un grande flop con le conseguenze che oggi ci ritroviamo a subire. Pochi impianti per conferire l’umido. Quei pochi,tutti privati, con discariche strapiene oppure chiuse per varie ragioni. Ed oggi tutti a parlare di emergenza rifiuti pronti ad accusare l’Amministrazione e il sindaco per il mancato ritiro dell’umido solo perchè l’unico impianto rimasto in funzione a Lucera al servizio del nostro bacino è stracolmo e non riesce a ricevere altro umido determinando conseguentemente disagi e difficoltà per le utenze familiari e per le attività commerciali scaricando le responsabilità sul Sindaco che magari, incolpevolmente si ritrova a fare i salti mortali per trovare soluzioni con incontri in Regione, vera responsabile del disastro e dei disagi. Poi si approfitta per tirare in ballo la storia, trita e ritrita, di rivedere il contratto con la Sangalli come è stato fatto a Monza. Peccato che a Monza, tra le altre cose, la Sangalli non gestiva solo il sevizio dei rifiuti, ma anche altri servizi, mentre ad Andria ha partecipato ad un bando pubblico che non mi risulta sia stato messo in discussione dalla magistratura, nonostante le bugie messe in giro ed una strumentale e vergognosa campagna denigratoria messa in atto dagli avversari, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per il quale la stessa magistratura non l’abbia revocato? Inoltre è inutile che si straccino le vesti tirando in ballo la questione dell’aggiudicazione, in quanto è acclarato che è avvenuta con un margine di ricavo bassissimo, tanto che il costo complessivo del nostro servizio, risulta tra i più economici d’Italia.

Ma si sa la propaganda politica menzognera, ovvero quella di raccontare la propria versione soggettiva, cerca di prevalere sulla verità oggettiva. Quella verità oggettiva che fa male anche ai fanta stellati, che di sciocchezze ne raccontano, e pure tante, un giorno si e l’altro pure. Poi arriviamo alla storia della discarica di San Nicola La Guardia, quella destinata a diventare un impianto di bio stabilizzazione che, preciso agli intervenuti, non ha nulla a che fare con quella di compostaggio. Una discarica che ha vissuto le sue vicissitudini a partire dal 2006 con la proposta di delibera, prima presentata, poi ritirata, poi ripresentata dall’allora assessore Di Pilato (attuale assistente dell’on. pentastellato D’Ambrosio) con il sindaco Zaccaro. Una delibera “ciambotto”, che dopo dieci anni si avvia alla definizione, sotto l’amministrazione del sindaco Giorgino, dell’iter di acquisizione dell’altra cava adiacente di proprietà privata. Nessuno si è mai chiesto come mai dal 2007 non si è proceduto a mettere in pratica quella Delibera di Consiglio Comunale che indirettamente affidava alla stessa impresa che gestiva la nostra discarica pubblica, il progetto di adeguamento che contemplava anche l’ampliamento? Nessuno si è posto la domanda perche dal 2007 non si è fatto niente nonostante l’urgenza? Adesso, hanno anche il coraggio di scrivere e di accusare, dimenticando chi amministrava la città all’epoca? Possibile che non ricordano queste cose? Possibile che non ricordano che dal 2007 nonostante il contratto in scadenza con la manutencoop, la vecchia impresa incaricata di raccogliere i rifiuti in Andria, si continuò a prorogarle l’appalto, nonostante il fallimento del loro progetto con il quale aggiudicandosi l’appalto, aveva assicurato che dal 2002 al 2007 avrebbe portato la nostra città a differenziare il 45% dei rifiuti? Bene, quanti ricordano che fino al 2010 la percentuale dei rifiuti differenziati nella nostra città non superava il 10%? Come mai l’Amministrazione Zaccaro con l’assessore Di Pilato, attuale assistente dell’on. D’ambrosio, visto il fallimento del progetto di raccolta rifiuti della Manuntencoop non predispose per tempo il nuovo bando per l’individuazione di una nuova impresa per la concessione del servizio della raccolta rifiuti scaduto nel 2007? Queste sono le risposte che devono dare ai cittadini piuttosto che accusare il sindaco Giorgino e la sua amministrazione che, perlomeno, hanno avuto il coraggio di avviare il nuovo bando con il servizio del porta a porta, portando la città a differenziare oltre il 65% dei rifiuti.

Un progetto quello della raccolta porta a porta -prosegue Miscioscia- , che tutti, dico tutti, da destra a sinistra, volevano venisse attuato. Salvo poi, successivamente, trovare scuse per accusare l’amministrazione, inventandosi una sciocchezza dietro l’altra in merito al metodo,alle procedure, semmai inventandosi soluzioni e proposte con il senno del poi, ma sempre del poi, mai del prima. Ed oggi tutti a fare i moralisti e i professori. Professori di cosa poi? Del loro stesso fallimento dimostrato quando amministravano e che adesso cercano di mascherare, facendo come il vecchio detto del bue che diceva cornuto all’asino, senza avvedersi che le corna non le aveva l’asino ma lo stesso bue».