L’indifferenza di chi sa ma fa finta di non sapere. Vede ma poi gira lo sguardo dall’altra parte. Preferisce subire piuttosto che denunciare. È in questo clima di totale omertà che uno dei gruppi storici della malavita di Andria ha potuto imporre e radicare il suo potere sul territorio. È una denuncia chiara quella che arriva dal Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Francesco Giannella, a margine della conferenza stampa seguita ai cinque provvedimenti di fermo emessi nei confronti di alcuni componenti del clan Pesce.

Usura ed estorsione con metodo mafioso sono i reati contestati agli indagati che, in base a quanto emerso dal lavoro degli inquirenti, hanno potuto contare, oltre che sulla loro forza criminale, anche sull’assoluto silenzio delle vittime. È stato così addirittura nel caso di un rappresentante delle Forze dell’Ordine, un agente della Polizia Locale, finito nel mirino del clan dopo un incidente stradale nel quale è rimasto coinvolto un affiliato. Pur non avendo colpe nella dinamica del sinistro, avrebbe accettato, dopo reiterate minacce, di riparare l’altra macchina, pagando di tasca propria, senza rivolgersi all’assicurazione e ritirando il mandato al suo legale che, inizialmente, aveva inviato all’indagato una richiesta di risarcimento danni.

Nessuna richiesta di aiuto alle autorità sarebbe arrivata anche dalle altre vittime dei Pesce: i componenti di un intero nucleo familiare, minacciati di morte e picchiati, in più di un’occasione, dopo che uno di loro aveva contratto un debito con uno degli affiliati. Un prestito iniziale di circa 20mila euro, triplicato nel giro di pochi mesi. Hanno subito in silenzio le violenze del clan, senza denunciare, anzi garantendo ai componenti del gruppo criminale che non si sarebbero rivolti alle Forze dell’Ordine.

Abbassare la testa e stare zitti, come se non ci sia altra cosa da fare. Una logica fin troppo accettata nei territori dove la forza di intimidazione mafiosa è importante – ha sottolineato il Procuratore della DDA di Bari. Nelle aree ad alta pericolosità criminale, e la BAT è diventata una di queste, l’omertà è quasi fisiologica, normalizzata ma è, purtroppo, anche una grossa parte del problema.