«Scriverò un testo che probabilmente mai voi bambini leggerete. Ormai ritornato in Italia provo forti emozioni contrastanti, dall’immensa gioia alla tristezza perché domani mi sveglierò e non sarò più con voi» – ha scritto così Paolo Cannone, giovanissimo andriese di ritorno da una esperienza di tipo umanitario in Kenya.

Paolo,21 enne andriese è partito un mese fa per il Kenya tramite una ONG locale “Action for children in conflict” che si occupa di fornire assistenza, cibo e sostegno psicologico a bambini che hanno vissuto per anni in strada, abbandonati dai genitori o scappati da contesti difficili. Una organizzazione che ospita i piccoli in una struttura comune assicurando loro cure primarie e il reinserimento nel mondo scolastico.

Paolo, studente di Giurisprudenza a Trento, insieme a due volontari italiani, si è occupato di assistenza e intrattenimento con un gruppo di bambini, attraverso giochi e piccole lezioni di matematica.
Giorni intensi per il giovane andriese, che ha vissuto un’esperienza che gli ha permesso di comprendere il vero senso della vita a cui molto spesso non si fa caso.

«Stare a contatto con la povertà e ascoltare le storie e i background dei bambini ti fa comprendere quello che è veramente il senso della vita con le priorità della nostra esistenza, di quanto sia facile sorridere e essere felici con cose che noi qui consideriamo elementari».

È bastato un mese per comprendere quanto spesso si dia importanza a cose futili, ha sottolineato il giovane andriese, «Ho visto bambini felici per cose che qui neanche consideriamo, bambini che non hanno nulla, nemmeno l’affetto dei loro genitori».

«Le emozioni che ho provato sono difficili da descrivere, sono stato circondato da un amore immenso. L’ultimo giorno i bambini ci hanno stretto a loro, non volevano che andassimo via. In quel momento mi sono sentito vivo e ho capito che quello che avevo dato loro era infinitamente piccolo rispetto a quello che loro, così piccoli, mi avevano donato».

Una realtà difficile quella in cui il giovanissimo andriese ha vissuto, donando il suo tempo e la sua presenza per bambini che non hanno nessuna colpa, ma sono nati in contesti difficili e completamente diversi dal nostro.

«Anche loro meritano di essere fortunati come lo sono stato io. Spero che grazie al lavoro delle ONG un giorno possano sognare e ricevere amore da chiunque».

Un’esperienza sicuramente formativa che Paolo vorrebbe ripetere in futuro, per lui che ha sempre desiderato mettersi a disposizione di chi merita amore ma è cresciuto nel posto sbagliato.

«Sono sicuro che un giorno, quando voi tutti sarete cresciuti, ci rincontreremo e mi mostrerete quanto lontani siete andati, quanto felici siete e quanto amore vi circonda. E nel frattempo continuerò a sperare che questo giorno si avvicini sempre più» – ha concluso Paolo Cannone in un post sulla sua pagina Instagram.