Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Benedetto Miscioscia, ex Vice Presidente nazionale delle Città dell’Olio:

«Alla dovuta valorizzazione del nostro olio extravergine di oliva con particolare riguardo a quello di “coratina” che ho da sempre posto tra gli obiettivi primari del mio mandato di amministratore della nostra città, oltre alla nostra burrata, ho sempre cercato di abbinare la valorizzazione delle nostre olive da tavola con la dolce tonda  e l’oliva Santagostino o “Grossa di Andria”. In un momento in cui i dati sul consumo mondiale delle olive da tavola sono triplicati, a dimostrazione di una particola attenzione mostrata dai consumatori, l’Italia, in questo settore, rimane inspiegabilmente al palo, nonostante il nostro Paese abbia  il più alto tasso di biodiversità al mondo nel campo olivicolo sia da olio che da mensa. Eppure, potrebbe rappresentare una interessante  alternativa produttiva e reddituale di particolare interesse  per il quale sarebbe utile avviare una concreta politica di programmazione, anche a livello regionale che, purtroppo, non noto.  In questi tempi di magra, prospettare la possibilità di puntare anche sulla produzione delle olive da mensa, con una sinergia programmata con imprese del settore della lavorazione delle olive da mensa, potrebbe rappresentare un’alternativa se non addirittura complementare alla produzione di olive da olio. In un mondo in cui l’Italia eccelle nel campo della produzione agroalimentare, siamo costretti a constatare le difficoltà che è costretta ad affrontare, specie in un settore come quello olivicolo in cui si fa sempre più fatica a difendere la seconda posizione mondiale tra i produttori di olio extravergine, aggravata anche dal danno procurato dal flagello xilella, non affrontata, per tempo, con la dovuta determinazione  dal Governo regionale guidato da Emiliano, proprio nel momento in cui doveva essere ancora più incisiva  l’azione di contrasto alla sua diffusione, così come  pianificata dall’ex commissario ad acta Gen. Silletti. Ora, c’è solo da rimboccarsi le maniche e puntare a rilanciare il settore, dedicandosi anche alle nuove produzioni di qualità, più che di quantità. Una proposta al rilancio del settore olivicolo propositiva anche per il salento, potrebbe essere  anche quella di  diversificare la produzione olivicola ricorrendo alle varietà di olive da tavola, viste le prospettive di mercato piuttosto interessanti. Sin dai tempi dei greci e dei romani, le olive hanno  da sempre rappresentato un prodotto versatile che, guarda caso, si adatta alle più svariate cucine di tutto il mondo e, per questo,  andrebbero maggiormente valorizzate anche nel campo dell’alimentazione. Mentre altri Paesi come l’Egitto, l’Algeria, la Turchia, la stessa Spagna oltre che la Grecia, programmano investimenti in questa direzione come rivela un recente rapporto dell’UNIFOL (Unione Italiana Famiglie Olearie), l’Italia rimane a guardare di fronte ad un dato di crescita dei consumi. Puntare, dunque, non solo sulla valorizzazione dell’olio extravergine ma anche sulle olive da tavola come ad esempio l’oliva Santagostino,  testandone la loro resistenza alla xilella, oltre alla modalità di lavorazione, intervenendo anche sugli equivoci legati all’utilizzo della clorofilla alimentare nel processo della lavorazione, penalizzato da stringenti regolamenti comunitari, potrebbe avviare un nuovo processo produttivo alternativo tale da consentire di poter raggiungere risultati apprezzabili di eccellenza, determinati grazie alla scoperta e al rilancio di un grande patrimonio colturale, rappresentato appunto dalla nostra particolare biodiversità, come poche al mondo».