L’avvocato Riccardina Falcetta, Difensore della Parte Civile nel processo, all’esito della Sentenza, manifesta la propria soddisfazione perché «finalmente – si legge in una nota a firma sua – si è affermata la verità e ristabilita la giustizia. Difatti, la seconda sezione della Corte d’Appello di Bari ha riformato la sentenza di primo grado del Tribunale di Trani ed ha condannato alla pena di due anni di reclusione la maestra violenta della Scuola Elementare Paolo Borsellino, per i maltrattamenti ai danni di alcuni alunni avvenuti nel 2015, con la sospensione condizionale della pena. Al termine del processo in Corte d’Appello è emerso in maniera chiara ed inequivocabile il reato gravissimo di maltrattamenti nei confronti degli alunni minori ed indubbiamente l’atteggiamento ingiustificabile e violento della maestra.

Un processo lungo 7 anni che ha avuto come vittime bambini di 8 anni ora adolescenti, sottoposti a maltrattamenti quotidiani, con elementi di prova chiari ed inequivocabili a carico della maestra violenta, come ha documentato la Polizia Giudiziaria, con filmati ed intercettazioni in aula in presa diretta, nel corso delle indagini.

Purtroppo, uno schiaffo è sempre uno schiaffo non ci sono altre interpretazioni, oltre gli sforzi immaginari di parte su tecnicismi infondati. Ed anche un solo schiaffo non avrebbe trovato giustificazioni. Una condanna è sempre una condanna. Le interpretazioni personali ed il tifo fazioso sono altra cosa». Queste le parole dell’avvocato.

Di seguito il comunicato dei genitori (Di Nanni, Di Niccolo, Matera, Matera, Scarcelli):

«La sentenza di II grado della Corte di Appello di Bari ribalta quanto stabilito in I grado dal Tribunale di Trani. Noi genitori ci siamo costituiti parte civile nel processo perché volevamo essere soggetti attivi dello stesso, infatti abbiamo partecipato ad ogni sua fase.

La sentenza di primo grado, non lo nascondiamo, aveva lasciato dell’amaro in bocca, ma non ci siamo persi d’animo con lo scopo unico e solo di perseguire la verità dei fatti.
Verità in realtà già ampiamente dimostrata dalle ore e ore di riprese video ed intercettazioni fornite dalle telecamere posizionate in classe dalla Polizia di Stato. La Polizia e non un soggetto qualsiasi ed improvvisato: lo ribadiamo ai più che parlavano a vanvera di immagini artefatte, manipolate e/o accelerate.

Siamo stati denigrati, accusati di voler approfittare della circostanza, di essere dei visionari, addirittura di essere ostaggi dei nostri figli! Nessuno ha pensato ai segni che certamente le continue umiliazioni che avvenivano platealmente di fronte a tutta la classe hanno lasciato nei cuori di quei bambini maggiormente attenzionati dalla maestra, che lo
ricordiamo all’epoca dei fatti avevano solo otto/nove anni.

Rimane il rammarico nei confronti di coloro che avrebbero potuto intervenire per impedire i maltrattamenti, e non l’hanno fatto, come pure permane l’amarezza per non aver saputo cogliere subito anche i piccoli segnali di malessere che timidamente pure emergevano e a cui non è stato dato peso.

Questa volta ci riteniamo soddisfatti della giustizia e di come è stato condotto questo grado di Appello: se di decisione sotto alcuni aspetti clamorosa si deve parlare questa è da addebitarsi unicamente alla conclusione del I grado di giudizio.

Un ringraziamento doveroso va ai nostri avvocati e alla Corte per la professionalità e l’umanità ampiamente dimostrata in ogni udienza. Come pure ringraziamo il personale della Polizia di Stato che ha minuziosamente condotto le indagini raccogliendo anche le inconfutabili prove attestanti i maltrattamenti subiti dai nostri figli: si sono dimostrati
altamente professionali, attenti e sensibili. Cosa ci lasciamo alle spalle?

Innanzitutto, la delusione vissuta per chi ha voltato la testa dall’altra parte non mettendo minimamente in discussione i comportamenti tenuti in classe dalla maestra che pure a sprazzi i bambini raccontavano. L’indifferenza di coloro che, pur consapevoli delle gravi azioni commesse, hanno pensato che sarebbe stato meglio dimenticare non offrendo neppure supporto morale.

Ci lasciamo alle spalle anche l’incredulità di tante persone della comunità locale che non ritenevano l’insegnante capace di azioni di maltrattamento nonostante le prove divulgate dagli inquirenti. Sia ben chiaro… non abbiamo vinto nulla: abbiamo iniziato questo percorso a tutela dei nostri figli a dimostrazione che ciò che non è bene va perseguito, che bisogna alzare la testa e denunciare: certi comportamenti non devono essere più tollerati ancor meno accettati, sono reati e vanno per questo denunciati.

In ogni modo restiamo in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza di condanna dell’insegnante».

Restiamo a disposizione per eventuali repliche.