Ha strappato il velo del provincialismo che sovrastava Castel del Monte l’evento di moda che la maison Gucci ha realizzato ieri nel maniero più rappresentativo della grandezza di Federico II di Svevia.
Ha stupito il mondo ieri Castel del Monte che Gucci ha telestrasportato in una nuova dimensione, nel firmamento dei luoghi più belli che l’uomo possa raggiungere. Il cosmo, le sue origini sono state impresse sulle mura del castello di Andria in un gioco di luci, suoni, proiezioni e laser che hanno esaltato i suoi tratti.
I 150 modelli e modelle hanno attraversato la corte ottagonale per uscire a riveder le stelle: quelle del cielo terso che ha caratterizzato la serata di plenilunio, quelle della cosmogonia proiettata sul castello in ossequio al titolo dato alla collezione firmata da Alessandro Michele, quelle molto più prosaiche offerte dal jet set: da Dakota Johnson a Emma Marrone, passando per Alessandro Borghi, Lana del Rey, Benedetta Porcaroli per arrivare alla maternità esibita da Lou Doillon, modella e figlia del regista Jaques e di Jane Birkin.
Numerose le penne specializzate del settore tra cui spiccava quella di Anna Dello Russo. Ma sono stati i Maneskin a catturare gran parte delle attenzioni, dei selfie e delle stories e a dominare la scena nell’after show organizzato nella caratteristica corte della masseria Montegusto.
Un evento dalle dimensioni cosmiche per la città di Andria appena sfiorata dalla grande macchina che l’industria della moda ha mosso per approdare in questa terra ancora poco accogliente: l’occasione per essere maggiormente invogliati a costruire qualcosa per il futuro, a strutturarsi per essere attrattivi nei confronti di brand di dimensione planeraria e delle star che li seguono.
Un buon inizio sarebbe mettere da parte le polemiche inutili, quelle di chi non poteva essere destinatario di un invito semplicemente perchè non è alfabetizzato alla grammatica della moda: le poche presenze locali hanno messo seriamente a rischio la perfezione delle scene ideate da Gucci, la maison che ha mostrato ad Andria come è possibile cambiare, che poi, come raccontava Italo Calvino ne “Le città invisibili” ogni cambiamento d’Andria comporta qualche novità tra le stelle.