Sono passati cinque anni dalla tragedia provocata dal terribile scontro frontale tra due treni delle Ferrovie Bari-Nord, gestite in concessione dalla società Ferrotramviaria, che viaggiavano sullo stesso binario nel tratto tra Andria e Corato il 12 luglio del 2016. Morirono 23 persone e altre 51 rimasero ferite. Quest’anno l’anniversario coincide con una delle udienze del processo in corso davanti alla Corte di Assise del tribunale di Trani che si sta trascinando lentamente da aprile del 2019 anche a causa del covid (ma non solo), tra continue interruzioni e ripartenze. In questi anni c’è stato, dopo la ricusazione, perfino il cambiamento del collegio dei giudici. Le sedute si stanno tenendo negli ultimi tempi nell’Auditorium ‘Monsignor Pichierri’ della Chiesa San Magno a Trani dopo la peregrinazione in diverse sedi. Si teme anche qualche contraccolpo e ritardo per il possibile trasferimento di uno dei due magistrati dell’accusa, anche se dalla Procura sono giunte rassicurazioni ai familiari delle vittime.

Sono 18 gli imputati al processo per la strage (17 persone fisiche e la società Ferrotramviaria come persona giuridica), accusati a vario titolo, dei reati di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso mentre la società Ferrotramviaria, imputata come persona giuridica, risponde dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi da vertici e dirigenti. Parti civili nel procedimento, solo nei confronti dei 17 imputati (persone fisiche), sono la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia e le associazioni Acu e Anmil, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti. Tra gli imputati i vertici e i dirigenti della Ferrotramviaria, i capistazione di Andria e Corato e l’unico capotreno sopravvissuto.