E’ forse abusata l’espressione che afferma che lo stadio sia un importante bigliettino da visita per una città. Più o meno vero che sia, il bigliettino da visita della città di Andria racconta una realtà in cui incuria e menefreghismo sembrano caratterizzare l’intera comunità. È rimasto chiuso per mesi lo stadio degli ulivi di Andria, inaccessibile anche alla prima squadra. Per assicurarsi che così fosse, tutte le serrature sono state sostituite dall’ente comunale che venerdì ha consentito alla Fidelis di visionare lo stato dell’impianto: trovandolo addirittura peggiorato rispetto all’ultimo match tenuto quasi un mese fa con il Bitonto, la società calcistica ha immediatamente messo a parte l’ente comunale della situazione del manto erboso con comunicazioni di posta elettronica certificata che non hanno ancora trovato riscontro. Ancor più scandalosa è la situazione trovata sugli spalti dai tifosi, dai giornalisti, dai dirigenti sportivi, osservatori ospiti in una tribuna lercia. Che giustamente hanno protestato vivacemente.

Glissando sulla situazione dei servizi igienici, c’è da chiedersi come sia possibile lasciare andare così le cose. Le note difficoltà economiche del comune non possono giustificare una tale indecenza soprattutto in considerazione del fatto che l’ente ha in house una società di manutenzioni. Che sarà pure questa in affanno ma scopa e palette pensiamo possa ancora permettersele: se sulla terra battuta si può comunque giocare, sedersi sugli escrementi è decisamente sconsigliabile. Lo stadio Degli Ulivi di Andria è un vero gioiellino: nella categoria, e anche risalendo fino alla serie c, sono pochi gli impianti sportivi che possono vantare una struttura così complessa all’interno di un bene storico monumentale, all’interno di uno spazio verde, all’interno del tessuto urbano. Lasciare che si presenti così la città dove è ben risaputo che vi saranno gli occhi di tante persone e gli obiettivi di numerose telecamere a diffondere lo stato di abbandono di un simbolo fondamentale per Andria, fa pensare che qualcuno sia convinto di non dover dar conto dell’operato solo perché l’ente non è guidato da un organo elettivo.

Il servizio di Telesveva.