L’edizione 2016 del prestigioso “Cooking for art – Premio al miglior chef emergente del centrosud” (25 – 27 giugno, ndr), organizzato dalla Witaly di Luigi Cremona e tenutosi presso il Villaggio Birroforum di Roma, ha parlato anche andriese. Infatti, tra i venti partecipanti alla rassegna culinaria capitolina, è stato protagonista il 27enne Vincenzo Miracapillo. Sebbene il pass meridionale per la finalissima del concorso, fissata nel prossimo mese di ottobre, sia stato strappato dalla salentina Isabella Benedetta Potì, lo chef federiciano è risultato soddisfatto dell’esperienza laziale. «Ho avuto la fortuna di partecipare a questa manifestazione per la seconda volta – ha dichiarato lui – ed è andata decisamente meglio rispetto alla prima, considerato il premio conferitomi dalla critica come chef emergente del sud. E’ stata una giornata in continuo fermento per le varie preparazioni, che portavano via molto tempo, tuttavia alla fine hanno regalato il risultato sperato. “Cooking for art” mi ha dato la possibilità di conoscere e farmi conoscere da personalità di spessore nel campo enogastronomico, partendo dallo stesso Cremona fino ad arrivare agli altri concorrenti, con i quali  si è instaurato un rapporto di stima e di rispetto reciproco. Una piacevole sorpresa è stata la proposta di un giornalista, nonché redattore di un canale tv, che mi ha offerto la possibilità di partecipare a futuri programmi gastronomici sul loro canale. Questo genere di considerazione è sempre gradita».

La passione di Vincenzo per i fornelli nasce sin dalla tenera età e lo ha portato a lasciare le sicure mura domestiche a soli quindici anni, quando decise di trasferirsi ad Assisi per frequentare l’istituto alberghiero del Comune umbro. «Una parte del mio cuore – ha confessato il cuoco – è rimasta in quel paesino di 4000 anime, circondato da un immenso verde ed una tranquillità unica. Sono stati anni di crescita sia professionale che umana, data la lontananza dalla famiglia nel pieno dell’adolescenza. Il primo periodo non è stato facile, perché mi sentivo smarrito ed ero ancora troppo piccolo, ma col passare del tempo ho cominciato ad amare quella terra, tanto da tornarci quasi ogni anno per salutare i miei amici assisani e per percepire quella particolare tranquillità, che ispira serenità».

Vincenzo Miracapillo si presenta come uno chef altamente versatile, tanto affezionato alla tradizione locale quanto desideroso di sperimentare nuovi percorsi culinari. La sua ultima “scoperta” è stata intitolata “A spasso nella Murgia” ed è il frutto di un lungo e scrupoloso studio di combinazioni di sapori. «Posso confermare – ha continuato lo stesso Miracapillo – che è il piatto che più rappresenta il mio attaccamento alle mie origini, la Puglia. Questa preparazione nasce nella mia mente come un’intuizione, alla quale è seguito un arduo lavoro di tentativi, che mi ha portato a questo risultato finale: una terra di mandorle con lollipop di pasta frolla, mousse di camomilla e polvere di alloro. Non è stato semplice trovare la giusta amalgama, ma, con l’aiuto ed il supporto di biologi e persone esperte nel settore, sono riuscito a realizzare nel piatto l’emozione di una passeggiata notturna sulla Murgia, così piena di profumi, di colori e di lucciole». Conseguito il diploma e conclusa l’esperienza professionale presso il Lampare al Fortino di Trani, ormai da diversi anni il giovane cuoco pugliese lavora nel ristorante stellato Umami di Andria, a fianco dello chef Felice Sgarra, al quale risulta particolarmente legato. «Far parte del team dell‘Umami  – ci dice – ed esserne il sous chef  è una grande soddisfazione, come lo è collaborare con Felice, dal quale ho avuto  la possibilità di imparare molto ed al quale dovrò sempre un grande grazie. Uno dei momenti più belli di questa avventura è stata la grande soddisfazione di conquistare la stella Michelin, che difendiamo con onore da ormai tre anni».

Infine, abbiamo voluto chiedere a Vincenzo quali emozioni viva nella quotidianità della cucina e quali siano i suoi futuri obiettivi. «Sul posto di lavoro – ha concluso lo stesso chef – mi diverto come quando da bambino montavo e smontavo i miei giocattoli, guardando lo stesso oggetto da una prospettiva sempre diversa. Alla base vi è una immensa passione per il mondo gastronomico, nonostante i sacrifici che comporta. Sarò sempre debitore nei confronti di mia madre, che è la vera grande cuoca e che mi ha dato la forza per andare avanti anche quando avrei mollato tutto, e mio padre, piccolo artigiano in pensione con l’hobby della campagna, il quale mi ha fatto conoscere la terra e mi fa ancora scoprire prodotti dei quali non immaginavo nemmeno l’esistenza. Il sogno sarebbe quello di aprire un ristorante mio e non nascondo di pensare a questa eventualità da un po’ di tempo, quindi quando ne avrò la forza e la possibilità, cercherò di realizzare questo progetto».