«La chiusura della discarica EcoAgri di Lucera, sito di conferimento dell’umido per la differenziata di Andria e dell’Ambito Bat, con gli innegabili e conseguenti problemi di igiene pubblica, ha dato la stura ad alcuni grilli parlanti locali, tuttologhi di natura, di sentenziare sulla vicenda, di sparare nel mucchio, denigrare e, soprattutto, allarmare gli utenti». Con queste parole il consigliere regionale di Forza Italia Nino Marmo è intervenuto sull’emergenza rifiuti.

«Francamente noi non crediamo che sia questa la strada maestra per agevolare la comprensione del problema. Perché, come è noto, tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine e sono nodi che riguardano l’intera regione, non già una singola città o area geografica, come qualche speculatore politico vorrebbe far credere. All’alba del 2016 il governatore Emiliano, novello “Alice nel Paese delle Meraviglie”, si accorge, quasi d’incanto, di essere a capo di una regione in cui “tutto il ciclo dei rifiuti è fallimentare e l’ambiente gravemente minacciato da discariche quasi tutte al limite della regolarità!” Di qui il nuovo slogan: “Emergenza Rifiuti zero”, con commissariamento di tutte le OGA (organismi territoriali) e contestuale creazione di una task force composta da sei subcommissari, due tecnici e il capo dipartimento qualità urbana. Qui è d’obbligo porsi il primo quesito: ma dov’era il nostro governatore negli ultimi due lustri, mentre la Puglia entrava in piena emergenza rifiuti, grazie a scelte (o a mancate scelte) scellerate di Niki Vendola? Dov’ era e che cosa faceva il nostro governatore, già segretario regionale del Partito Democratico, principale alleato del governo Vendola e dei suoi assessori all’ambiente? E allora Il Sindaco di Puglia si assuma, una volta per tutte, le proprie responsabilità politiche sullo scempio ambientale della nostra regione, e faccia mea culpa, evitando di tirarsi perennemente fuori attraverso il gioco dello scaricabarile sul suo predecessore (che pure è indifendibile). Da più tempo, come Forza Italia, denunciamo che il ciclo dei rifiuti in Puglia è al collasso. Da più tempo chiediamo alla Giunta regionale di prendere una posizione chiara e possibilmente definitiva sulla questione dei rifiuti. Per tutta risposta riceviamo in dono l’ennesimo slogan “emergenza rifiuti zero” e l’ennesima scommessa: un’unica società pubblica regionale per la realizzazione di una nuova impiantistica dalla biostabilizzazione al compostaggio. Un’unica struttura, dunque, a fronte di un ciclo complessivo di circa 2 milioni di tonnellate annue di rifiuti! Un autentica Chimera! E allora, lasciamo da parte i sindaci, i commissari ed i sub commissari. La Puglia intera ha bisogno di decisioni ed azioni concrete per risolvere l’emergenza rifiuti. Non dimentichiamo che i dati relativi alla raccolta differenziata sono scoraggianti e la Puglia resta desolatamente in coda nella relativa graduatoria delle regioni virtuose del Paese. Senza contare che ben nove discariche della nostra regione permangono in procedura di infrazione europea a seguito di esplicite diffide. E allora – clamorosamente e desolatamente fallito il Piano Rifiuti di Vendola e addirittura mai nato quello di Emiliano – anziché prospettare una mastodontica filiera industriale del riciclo, forse è il caso di cominciare a ragionare concretamente e terra terra. E la nostra proposta, che ha ben poco di provocatorio, è quella di restituire autonomia ai Municipi, consentendo loro di realizzare singole piattaforme di compostaggio, appunto autonome. Altrimenti, Andria o Mesagne o Manfredonia, siamo destinati ad una lunga fase di drammatica convivenza con l’emergenza rifiuti. Un ultimo dato: la conferma che la situazione dei rifiuti nella regione sia ai limiti del tollerabile ci giunge dalle recenti dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe “La Procura indaga senza sosta sul ciclo dei rifiuti in Puglia” e del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone “Il silenzio della Regione sulla chiusura del ciclo dei rifiuti è colpevole, e lascia spazio a possibili infiltrazioni criminali nella gestione».