Si tornerà in aula il 31 maggio per completare la parte dedicata alle difese mentre a metà giugno sarà tempo di repliche di pm e parti civili. Poi la corte potrà arrivare ad una sentenza. E’ la strada, ancora tortuosa, che porterà al primo grado di giudizio, davanti al Tribunale di Trani, del processo sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 quando tra Andria e Corato lo scontro dei due treni di Ferrotramviaria provocò la morte di 23 persone ed il ferimento di oltre 50 passeggeri.

Strada tortuosa perché si procede a strappi: dopo lo stop di gennaio e febbraio, le poche udienze a marzo ed un mese di aprile particolarmente intenso, si è tornati al fermo anche nel mese di maggio. Nessuna udienza per il processo e ritorno in aula nell’ultimo giorno del mese per completare le arringhe delle difese in particolare di quelle di Ferrotramviaria. Poi ci sarà solo spazio alle controrepliche dei pubblici ministeri e delle parti civili prima che la corte possa riunirsi e prendersi il tempo necessario per la sentenza che ormai slitterà dopo l’estate e cioè ad oltre sette anni dalla tragedia. Al momento non si corre il rischio che qualche reato importante possa incorrere in prescrizione ma, sicuramente, i tempi necessari per concludere un processo complesso e che ha prodotto oltre tre anni di udienze e 100 teste ascoltati, si sono dilatati parecchio. Una materia ostica e complessa profondamente cambiata proprio a causa di quell’incidente ferroviario che rimarrà comunque nella memoria collettiva di numerose comunità, che attende ancora giustizia per quanto accaduto e che ancor oggi continua a pagarne le conseguenze.

Nel processo sono 16 gli imputati (una sola la richiesta di assoluzione) oltre alla società Ferrotramviaria per cui i pubblici ministeri hanno chiesto la revoca delle autorizzazioni alla circolazione per un anno ed oltre un milione e mezzo tra sanzioni e confisca.