Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell’assessora al Futuro, Viviana Di Leo:

«Sono proprio curiosa di ascoltare ciò che avranno da dire il consigliere regionale Francesco Ventola e l’On. Mariangela Matera in merito alle azioni di questo Governo in ambito di politiche di genere al banchetto organizzato in viale Crispi questa domenica da Fratelli d’Italia.

Nel comunicato citano la “certificazione di parità di genere”, senza sapere probabilmente che la certificazione è stata introdotta dalla Legge Gribaudo nel 2021, quando la Meloni non era certo al governo di questo Paese e Chiara Gribaudo era una parlamentare del Partito Democratico, prima firmataria della legge che ha introdotto questa certificazione.

Vorrei sapere, invece, cosa hanno da dire rispetto al dimissionamento del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche della parità di genere introdotto da Franceschini nel 2021 e poi scomparso dai radar proprio con il governo Meloni?

Cosa hanno da dire riguardo al “Bonus mamme” che invece di essere un’agevolazione rappresenta per le donne una sciagura dal punto di vista fiscale?

Cosa ne pensano dell’aumento dell’IVA sui dispositivi igienici femminili?

Io credo che ognuno debba fare il suo per questo Paese e per questa città.

E chi di politiche di genere non sa è meglio che non si erga a paladino e paladina dei diritti delle donne.

Usare la questione di genere per mera propaganda elettorale, di certo, non dimostra sensibilità al tema.

Più azioni, meno parole e passerelle.

Qui i diritti scarseggiano e con questo Governo non possiamo nemmeno darli così per scontati. Ci sono diritti acquisiti, ma con continui tentativi per comprimerli.

Vogliamo parlare della Legge 194/78 che dopo quasi 50 anni dalla sua istituzione viene ancora messa in discussione?

O vogliamo parlare di disparità salariale e di carriera?

D’altronde della Ministra alla famiglia, alla natalità e alle pari opportunità Roccella ricordiamo più le contestazioni che le azioni.

Sulle pari opportunità e sulle politiche di genere c’è ancora tantissimo lavoro da fare, dal punto di vista culturale e sociale.

E qualcuno lo sa. Qualcun altro, evidentemente, finge di non saperlo».