«La causa di quel terribile disastro è quindi solo un errore umano». E’ da questa affermazione dei giudici del Tribunale di Trani che parte la procura tranese per l’impugnazione della sentenza di primo grado sul disastro ferroviario tra Andria e Corato, a nord di Bari, in cui morirono 23 persone e altre 51 rimasero ferite. Il Tribunale lo scorso 15 giugno, ha condannato solo due dei 17 imputati, il capostazione di Andria, Vito Piccarreta (a 6 anni e 6 mesi di reclusione), e il capotreno del convoglio Andria-Corato, Nicola Lorizzo (7 anni di reclusione), assolvendo altri 14 imputati e la società Ferrotramviaria imputata per l’illecito amministrativo. Il Tribunale in sostanza sancì che si trattò solo di un errore umano, mentre la procura sosteneva che il disastro si verificò anche perchè non erano stati fatti adeguati investimenti per l’adeguamento dei sistemi di sicurezza sulla tratta, per la mancanza di formazione e per pratiche consolidate che erano contrarie al regolamento.

Nelle 373 pagine del ricorso, la Procura chiede la riformulazione della sentenza alla Corte di Appello di Bari e spiega che «il Tribunale ha fornito una interpretazione adesiva alla prospettiva difensiva e non aderente invece alle prove». Contestate praticamente tutte le conclusioni a cui sono giunti i giudici del Tribunale. La pubblica accusa, infatti, ha confermato le conclusioni di ottobre del 2022 ed ha confermato ai giudici della Corte d’appello le richieste di condanna da 12 a 6 anni di carcere per 15 imputati fisici tra vertici e dipendenti di Ferrotramviaria e dirigenti del ministero oltre ad una assoluzione e la condanna della società che gestisce la tratta con la revoca delle autorizzazioni alla circolazione per un anno completate da sanzioni e confisca per quasi 2 milioni di euro.

Nello specifico si parte dall’approfondimento della questione “precompilazione del dispaccio” per il quale sono cadute anche le accuse di falso per i due capistazione. Dalla Procura rimarcano che il dispaccio è fondamentale, scrivono i magistrati, anzi “di una importanza determinante”, per la richiesta di via libera e consenso al via libera tra i dirigenti di movimento delle due stazioni e per il controllo in tempo reale di ciò che accade sulla tratta. La minuziosa analisi della Procura di quanto accaduto in quei concitati minuti a ridosso delle ore 11 si prende ampio spazio nel ricorso con la nuova valorizzazione delle testimonianze, dei consulenti e degli “usi e consuetudini” nella gestione degli incroci e dei dispacci. I magistrati ricordano che se ci fosse stata la telefonata, nell’orario reale di partenza, tra i due capistazione di Andria e Corato entrambi si sarebbero accorti di aver inviato i due treni uno contro l’altro. Per questo arriva la contestazione dell’assoluzione del capostazione di Corato.

Ma in questo senso rientra anche la posizione del Dirigente Coordinatore Centrale Pistolato assolto dal Tribunale ma secondo la Procura coinvolto in prima persona in quella mattinata nell’aver creato “confusione” sulla creazione di un treno supplementare. Convogli cosiddetti bis che non potevano essere creati, come da Regolamento, in anticipo rispetto ai treni normali ma dettati, spiegano dalla Procura, “da esigenze di natura economica per evitare poi sanzioni a seguito di violazione del contratto di servizio con la Regione. Dal 2013 al giorno dell’incidente furono creati 146 treni bis.

E su questo la Procura è chiara e ribadisce la colpa dell’organizzazione e dunque di Ferrotramviaria rispetto ad un “fallimento del sistema di gestione della circolazione ferroviaria”. I magistrati tornano anche sulla questione “Pericolati” che avrebbero potuto esser precursori dell’evento del 12 luglio 2016 mentre per i giudici non fu così. Parallelamente la procura tranese contesta anche la formazione del personale, giudicata adeguata dai giudici ma non dall’accusa che ha ribadito anche il concetto dello stress da lavoro correlato per l’aumento della frequenza dei treni con la conseguente necessità di spingere sull’integrazione tecnologica di sicurezza senza lasciare solo al lavoro umano la gestione della tratta. Ribadite anche le responsabilità dei vertici di Ferrotramviaria e dei direttori USTIF sui mancati controlli in particolare a seguito dei pericolati.