Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di don Michelangelo Tondolo, parroco della Chiesa di San Riccardo nel quartiere San Valentino di Andria:

“Con immensa gioia ringrazio tutti i parrocchiani che si sono adoperati per il presepe vivente e per tutti i visitatori che hanno avuto la possibilità di visitarlo. Il desiderio era non realizzare uno spettacolo da vedere con le solite bancarelle, mestieri o scene di vita quotidiana in cui più o meno si cerca di essere fedeli “ai tempi di Gesù”. Siamo partiti dall’icona biblica del programma pastorale dove Gesù «cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui» (Luca 24,27) e anche noi abbiamo voluto rivivere nella nostra comunità questo atteggiamento del “cercare” nella Bibbia. La prima sponda utile è stato proprio il “Canto delle profezie” che solitamente si usa nella novena in preparazione al Natale e dove ritroviamo tantissime profezie dell’Antico testamento poi realizzate nel nuovo. Di conseguenza, tra il seguire l’intuizione di San Francesco nel voler vedere «come fosse nato Gesù» (FF 468) e le profezie, abbiamo pensato un percorso catechetico-meditativo. Un “qualcosa” che consistesse nella presentazione di cinque scene che parlassero di alcune profezie e allusioni dell’antico testamento. Nella prima scena abbiamo avuto modo di riflettere sul parallelismo Adamo-Eva e Gesù-Maria; dove Gesù nella storia della chiesa è presentato proprio come nuovo Adamo (Gaudium et Spes 22) e Maria come la nuova Eva (Catechismo della Chiesa Cattolica 411), quel Gesù che Paolo sintetizza e annuncia in Galati 4,4:«Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo figlio, nato da una donna». Ecco un Dio che spiazza ogni credente e ogni cercatore di Lui, un poco come la nostra scelta di aver fatto impersonare Dio a una ragazza (viste le violenze verso le donne) e per giunta adolescente (e non come ce lo immaginiamo anziano con barba e capelli bianchi). Anche alcuni dei nostri collaboratori han pensato che non era il caso; però, anche “ai tempi di Gesù” Lui non fu accolto perché uomo e poi semplice artigiano. La seconda scena presenta il richiamo della strage degli innocenti causata da Erode (Matteo 2,16-18) e la strage dei figli maschi voluta dal Faraone in Egitto (Esodo 1,15-16); dove peraltro abbiamo un ulteriore parallelismo e richiamo tra Mosè e Gesù. Mosè libererà dalla schiavitù egiziana e Gesù dal peccato; Mosè nasce in Egitto e diventa colui che porta Israele in Palestina e ancora dall’Egitto tornerà Gesù il Salvatore dopo esser stato lui stesso esule in quella nazione (Matteo 2,15. 19-20). La terza e quinta scena riprendono il profeta Isaia che profetizza sia la nascita del redentore di Israele da una vergine (Isaia 7,1-16), sia la venuta di una luce sul popolo ebraico (Isaia 9,1-6). Profezie di grande speranza per Israele, all’epoca una nazione prima minacciata e poi conquistata dalle nazioni avversarie. Infine la quarta scena ci presenta il profeta Michea (Mi 5,1) che profetizza la nascita dell’Emmanuele a Betlemme. Ecco un percorso biblico che ci porta poi alla natività dove la capanna ha una parete in lavorazione (Antico Testamento) e una in muratura ultimata (Nuovo Testamento); la culla è realizzata da una catasta di legna da un lato per ispirarci alla storia dell’arte ortodossa, dove la culla di Gesù è simile a una tomba; dall’altro per richiamare il sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-18) prefigurazione del sacrificio di Gesù Cristo (Giovanni 3,16; 10,10; 19,31-37). Il percorso termina con il bellissimo canto “What child is this” nel quale l’autore si interroga circa l’identità di questo bambino a cui vanno gli angeli, i pastori, i Re magi ad adorarlo… Chi è questo bambino? Ecco per noi in primis, ma anche al singolo spettatore desideriamo lasciare, dopo tutto questo percorso, la domanda: «ma per me chi è questo bambino qui e oggi?»”.