Il ringraziamento e saluto della comunità scolastica dell’8° C.D. “Rosmini” al Preside Carlo Zingarelli:

«Noi della comunità scolastica dell’8° circolo didattico “Rosmini” abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti del fato, che nel tempo ci ha sempre sorriso, rivolgendoci uno sguardo benevolo e complice per la qualità, lo spessore e la caratura dei dirigenti che si sono succeduti e con cui abbiamo avuto l’onore di lavorare. La loro gestione ci ha permesso una crescita serena e sviluppato in noi uno spiccato senso di appartenenza a questa nostra comunità. Oggi, però, vorremmo cominciare, seppur in minima parte, a ripagare il nostro debito, rivolgendo un sincero ringraziamento a colui che ci ha traghettato per un intero lustro, a lei, al nostro caro Preside Carlo Zingarelli. Per farlo, vorremmo partire con la citazione di Seneca che meglio rappresenta lo spirito e l’intraprendenza che l’ha sempre contraddistinta: “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.  Perché, in un momento di profonde trasformazioni della società, della famiglia e dei valori in genere, non potrebbe esserci faro migliore, un rassicurante fascio di luce tradotto nell’importanza di una guida saggia e decisa, che sappia esattamente dove andare appunto, tanto più per una scuola chiamata a supportare e, per quanto possibile, accompagnare i cambiamenti in atto.

E la direzione impressa da lei Preside è stata, sin da subito, quella di mettere la chiesa al centro del villaggio, ossia di preferire a tutti gli orpelli, a tutto ciò che è accessorio, la scuola in quanto scuola. Lei ha fatto dell’inclusione il marchio di fabbrica della nostra comunità, assicurando a tutti un porto sicuro in cui attraccare; ci ha tenuto a farci comprendere il valore della persona e sul focalizzare tutta la nostra attenzione, in termini di energie profuse, interamente al bambino, a ciò che rappresenta, a ciò che realmente è per noi, metro e giudizio del nostro operato, con le sue problematiche e le sue aspettative. Con ciò, spesso e volentieri, subordinando a lui l’interesse della stessa scuola. Perché il suo insegnamento è che la scuola pubblica è di tutti, nessuno escluso. E oggi siamo più forti, abbiamo radici più forti e ben piantate rispetto a 5 anni prima e siamo più maturi per affrontare le sfide che ci attendono.

Ci siamo accorti in questi anni di sapere anche sognare e magari di toccare il cielo, ma spesso spaventati abbiamo calpestato le nuvole come fossero un pavimento per non cadere, ed è allora che ci siamo ritrovati avvolti dall’affetto e dal calore di un padre, anziché dalla fredda organizzazione di un burocrate. È per questo che la tristezza per la “perdita” di una guida, quale lei ha rappresentato per noi, è mitigata ampiamente dalla consapevolezza di chi siamo e di dove vogliamo andare, perché questa è l’eredità che lei ci lascia in tutta la sua spregiudicata umanità, avendoci concesso lo spazio per maturare, per riflettere e soprattutto per imparare a muoverci sulle nostre gambe. E alla fine, nonostante sia passato un lustro, ci rendiamo conto che il tempo è volato, come se non fosse mai esistito. Un attimo di eterno, una scintilla di vita che però ci ha reso più vicini, più uniti, all’insegna della normalità e dell’assoluta semplicità. Forse gli dei giocano sui destini della gente, ma è certo che lasciano a noi mortali la meravigliosa debolezza delle lacrime di gioia che noi dedichiamo a lei, caro Preside, e a tutto ciò che il futuro le potrà riservare».