Conobbi Riccardo Caldarola esattamente diciotto anni fa, quando, ancora docente precario, fui nominato con un contratto annuale come docente d’italiano nella scuola Vaccina di Andria, da lui diretta. Fui subito colpito dalla sua gentilezza e umanità; vedendomi un po’ a disagio e giovanissimo, mi fece visitare tutta la scuola con un giro di benvenuto e durante il quale mi presentò diversi futuri colleghi. Pensai fra me: “Ma quando mai un supplente riceve un’accoglienza del genere?”. Col passare dei mesi ebbi modo di apprezzare le doti umane e professionali di Riccardo Caldarola: la sua sobrietà, il suo tenere tutto sotto controllo senza dare troppo nell’occhio, la sua magnanimità, nonostante una prima apparenza da burbero. In verità capì che quel benvenuto caloroso fu finalizzato a mettermi a mio agio.

Nel periodo in cui lavorai con lui scoprì un preside colto e attento alle sfumature psicologiche nei rapporti con gli altri. Ricordo che specie coi docenti più giovani era generoso nel dare consigli: “Professore, non si faccia mai coinvolgere emotivamente nella gestione dei gruppi classe e nei rapporti con gli studenti”. Mi ricordo ancora queste parole come fosse ieri. Un preside che non rinunciava a valorizzare i docenti, mantenendo sempre rapporti cordiali sia con questi ultimi, sia con le famiglie che con gli studenti.

Anche Aldo Albanese, altro docente tranese che per molto tempo ha affiancato il preside Caldarola negli anni della Vaccina e mantenendo con lui, anche dopo la pensione, un rapporto di profonda amicizia, lo ricorda col motto a lui caro:” Più sai, più puoi”, riferito proprio alla capacità del docente di gestire al meglio i rapporti umani e professionali con gli alunni, conoscendo le regole non solo della didattica e disciplinari, ma anche della buona vita scolastica, portatrice di frutti per il futuro.

Come ricorda Albanese, “Riccardo era un preside che apprezzava i docenti che tenevano lezioni con le porte aperte, segno di serenità con la classe e da parte della classe e di trasparenza; così come teneva sempre le porte aperte della sua presidenza per chiunque volesse confrontarsi con lui”.

Sempre pronto poi, dopo la discussione, a dire: “Professore, ora andiamo a prenderci un caffè”.

Lo ricorderò come uno dei migliori dirigenti scolastici che abbia incontrato nel mio percorso di docente.