«Di anno in anno – scrive il sindaco di Andria Giovanna Bruno – il 16 marzo ricordiamo il rapimento dello statista Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta. Era il 1978. Ma è come se fosse ieri. Un colpo alla democrazia, una destabilizzazione generale del Paese. Iniziarono giorni difficili in un periodo già di per sé buio per l’Italia, con i movimenti di lotta e le brigate rosse a farla da padrone. Da allora si parla di “caso Moro”, essenzialmente per dire che c’è tutta una questione ancora aperta. Dinamica effettiva, responsabilità, mandanti, motivazioni, soluzioni possibili che non si sono percorse. Insomma, tanta roba per alimentare confusione e dimenticare l’uomo. Anzi: gli uomini.

Il Presidente della DC fu rapito e iniziò il suo assurdo calvario nella prigione del popolo. Per non parlare dell’agonia della sua famiglia. E poi 5 servitori dello stato (2 carabinieri e 3 poliziotti) furono violentemente uccisi e con loro , gettate nell’amaro sconforto le rispettive famiglie. Questa amministrazione non dimentica. E simbolicamente rinnova la memoria di questa pagina ogni giorno, entrando a Palazzo di Città.

Dove la riproduzione dello scrittoio di Aldo Moro con i suoi testi a disposizione di chiunque voglia fermarsi a leggere, ci ricorda che il nostro Paese e la nostra democrazia hanno vissuto pagine di sangue e dolore che devono almeno insegnarci a tenerci lontani da estremismi pericolosi. A diffidare di chi vuole dividere ciò che a fatica si è provato ad unire, con pazienza. A tenere alla larga chi vuole demolire quel percorso democratico che tra mille difficoltà si era avviato, restando poi incompiuto.

E poi c’è il busto dello statista, con alla base i nomi dei 5 servitori che hanno pagato il prezzo del loro lavoro quotidiano, a fianco di un uomo mite e profondo, di equilibrio e di visione.

Il 16 marzo è una pagina che ancora oggi deve dirci tanto. Andria – conclude il Sindaco Bruno – non dimentica».