La Comunità di S. Agostino si è radunata in chiesa per la novena al Santo Natale con il Vescovo mons. Luigi Mansi.

Dal fondo della chiesa buia è avanzata, al canto delle profezie, una flebile luce. Giunti all’altare i ministri, si è diffusa una gran luce per tutta la chiesa e sui fedeli: per la prima volta è stato acceso il nuovo lampadario di finissima e pregiatissima fattura dei maestri vetrai di Murano.

Si sono sentite riecheggiare le parole del profeta Isaia rivolte alla città santa Gerusalemme. Parole che ci esortano ad alzarci, a uscire, uscire dalle nostre chiusure, uscire da noi stessi e a riconoscere  lo splendore della luce che illumina la nostra esistenza: “Alzati, rivestiti di luce,  perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” (60,1). La “tua luce” è  la gloria del Signore.

La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria, non può.  Lo ricorda con una bella espressione sant’Ambrogio, utilizzando la luna come  metafora della Chiesa: “Veramente come la luna è la Chiesa: [. . .] rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così  che può dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”” (Exameron, IV, 8, 32).

Cristo è la vera luce che rischiara; e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a  Lui, nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce a illuminare la vita delle  persone e dei popoli. Per questo i santi Padri riconoscevano nella Chiesa il  “mysterium lunae”.

Abbiamo bisogno di questa luce che viene dall’alto per corrispondere in maniera coerente alla vocazione che abbiamo ricevuto. Annunciare il Vangelo di Cristo non è  una scelta tra le tante che possiamo fare, né tanto meno è una professione. Per la  Chiesa, essere missionaria significa esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada. La missione è  la sua vocazione; far risplendere la luce di Cristo è il suo servizio. Quante persone  attendono da noi questo impegno missionario, perché hanno bisogno di Cristo, hanno  bisogno di conoscere il volto del Padre. Questo è il servizio della Chiesa con la luce che essa riflette: far emergere il desiderio di Dio che ognuno porta in sé.

Come i pastori e i  Magi, tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con il “cuore inquieto” che  continua a domandare senza trovare risposte certe. È l’inquietudine dello Spirito Santo che si muove nei cuori. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la  strada verso Betlemme.

La vera sapienza si nasconde nel volto di questo Bambino nato a Betlemme. È  qui, nella  semplicità di Betlemme, che trova sintesi la vita della Chiesa. È qui la sorgente di  quella luce, che attrae a sé ogni persona e orienta il cammino dei popoli sulla via della pace.

Il segno del Lampadario prezioso e bello, nel contesto della bellissima chiesa di S. Agostino è un invito alla Comunità tutta a cercare sempre la luce che è Cristo, a non staccarsi da Lui, e da Lui prendere le mosse per un vissuto attraente, coinvolgente, luminoso.