E’ il grido che sale a Dio da una terra “deserta, arida, senz’acqua”, e sono
parole che, a furia di ripeterle, hanno disseccato le nostre gole.

Dopo la pandemia, la guerra ora anche la siccità sembra flagellare la nostra
umanità… E’ forse giunto il momento del ripetersi ai nostri giorni le dieci
piaghe d’Egitto? Cos’altro dobbiamo aspettarci ancora?. Dinanzi a tali
eventi nei quali sperimentiamo la nostra pochezza che provoca smarrimento
e disorientamento, ritorna forte e sanguinante la domanda: “Ti sei disgustato
di Sion? Perché ci hai colpito, e non c’è rimedio per noi? Aspettavamo la
pace, ma non c’è alcun bene, l’ora della salvezza ed ecco il terrore!
(Geremia). Parole severe che oltre a nascondere un velo di rassegnazione,
rivelano rabbia. Ma noi cristiani, in questa ora di ulteriore prova, siamo
chiamati a vivere tale evento non da vittime ma da protagonisti, mettendo in
atto con convinzione e coraggio l’unica cosa di cui siamo competenti: la
preghiera.

La Liturgia, poiché non è mai contro l’uomo, ma è sempre per l’uomo, ha
nei suoi formulari delle Messe per le varie necessità, quello per invocare da
Dio il dono dell’acqua. Pertanto le nostre comunità parrocchiali possono
riunirsi per vivere intensi Momenti di preghiera perché “Dio ci doni la
pioggia di cui abbiamo bisogno perché, aiutati dai beni che sostengono la vita presente, tendiamo con maggiore fiducia a quelli eterni”. (cfr. Messale Romano).

Papa Francesco all’Angelus nella solennità dei santi Pietro e Paolo, ha
auspicato «che si attuino le misure necessarie a fronteggiare queste urgenze
e a prevenire le emergenze future. Tutto questo deve farci riflettere sulla
tutela del creato, che è responsabilità nostra, di ciascuno di noi. Non è una
moda, è una responsabilità: il futuro della terra è nelle nostre mani e con
le nostre decisioni!».

Naturalmente di fronte alle situazioni difficili il credente è chiamato a unire
due elementi: la preghiera a Dio e l’impegno personale e comunitario. Ma
cosa possiamo fare? Per rispondere a tale domanda ci viene incontro il Papa
Paolo VI: «Che cosa si può fare? Vi è certo chi pensa e cerca di provvedere
a questo enorme malanno. E Dio benedica la saggezza di questi esperti
operatori. Ma poi, noi, noi credenti nella divina Provvidenza e nella
efficacia della preghiera, noi non potremo, anzi non dovremo forse fare
ricorso a quel Dio, Padre nostro, che domina anche le leggi inesorabili
della natura, affinché risolva in vantaggio, e presto, dell’umanità, e degli
animali stessi, questa sventura meteorologica? Egli lo può; e forse attende
l’umiltà e la fede d’una nostra filiale invocazione per restituire l’equilibrio
alle stagioni, fecondità alla terra, fluidità ai fiumi, refrigerio alla sete dei
viventi». E dalla saggezza del suo cuore scaturì questa meravigliosa
preghiera: “Dio, nostro Padre, Signore del cielo e della terra (Mat. 11, 25),
tu sei per noi esistenza, energia e vita (At. 17, 28). Tu hai creato l’uomo a
tua immagine (Gen. 1. 27-28) perché con il suo lavoro faccia fruttificare le
ricchezze della terra collaborando così alla tua creazione.

Siamo consapevoli della nostra miseria e debolezza: nulla possiamo senza di te
(Cfr. Gv. 15). Tu, Padre buono, che su tutti fai brillare il tuo sole (Mat. 5,
45) e cadere la pioggia, abbi compassione di quanti soffrono duramente per
la siccità che ci ha colpito in questi giorni. Ascolta con bontà le preghiere
a te rivolte fiduciosamente dalla tua Chiesa (Luc. 4, 25), come esaudisti le
suppliche del profeta Elia (1 Re 17, 1), che intercedeva in favore del tuo
popolo (Giac. 5, 17-18). Fa’ scendere dal cielo sopra la terra arida la
pioggia sospirata, perché rinascano i frutti (Ibid. 5, 18) e siano salvi uomini
e animali (Sal. 35, 7). Che la pioggia sia per noi il segno della tua grazia e
benedizione: così, riconfortati dalla tua misericordia (Cfr. Is. 55, 10-11), ti
renderemo grazie per ogni dono della terra e del cielo, con cui il tuo Spirito
soddisfa la nostra sete (Gv. 7, 38-39). Per Gesù Cristo, tuo Figlio, che ci ha
rivelato il tuo amore, sorgente d’acqua viva zampillante per la vita eterna
(Ibid. 4, 14). Amen”. (Angelus del 4/7/1976).

L’estate è il tempo dell’uso sproporzionato dell’acqua per irrigare i campi ,
dissetare le gole, farsi docce per rinfrescare il corpo … ma anche giocare!
Che cosa possiamo fare?
In un tempo di grande necessità, nel quale per la sua scarsità avvertiamo
quanto l’acqua sia “veramente preziosa et casta” (S. Francesco), impariamo
ad usare con parsimonia e sobrietà l’acqua, bene universale e necessario per
tutti.

A tale proposito è singolare la proposta avanzata dal Servizio di Pastorale
Giovanile della Diocesi di Pavia riportata dal Giornale Avvenire del 2 luglio
2022 «Presso gli oratori diocesani e non solo, e durante lo svolgimento del
Grest, sono vietati tutti i giochi e le attività che prevedono l’utilizzo e lo
spreco dell’acqua».

E le nostre preghiere trovino in Dio un cuore in ascolto, perché anche per
noi, come ai tempi del Profeta Gioele, il Creatore possa dire: “Voi, figli di
Sion, rallegratevi, gioite nel Signore vostro Dio, perchè vi dà la pioggia in
giusta misura, per voi fa scendere l’acqua, la pioggia d’autunno e di
primavera, come in passato. (Gioele).

Così il grido di rabbia possa trasformarsi in inno di lode: “Sorgenti delle
acque, benedite il Signore: lodatelo ed esaltatelo nei secoli”.