Sarà aperta al pubblico dal 15 al 27 novembre prossimo nelle sale espositive del Museo Diocesano di Andria in Via De Anellis, 46, “VUOLSI COSÌ –  Dalí racconta Dante”, 100 riproduzioni delle litografie realizzate da Dalí nel periodo compreso fra il 1957 e il 1965 per raccontare visivamente i passi più importanti della Divina Commedia, organizzate in un percorso psicanalitico che si svolge fra Inferno, Purgatorio e Paradiso.

L’iniziativa, promossa dalle associazioni “Il Solstizio” e “Urban Center”, si avvale dei patrocini del Consiglio regionale della Puglia, del Comune di Andria – Assessorato alle Politiche giovanili e del Museo Diocesano “San Riccardo”.

«In occasione del settecentenario della morte di Dante Alighieri – dichiara Sebastiano Sgaramella responsabile de Il Solstizio – abbiamo voluto celebrare il Sommo Poeta e il suoi versi immortali attraverso le opere di uno dei massimi interpreti dell’arte contemporanea, Salvador Dalí, aprendo, al contempo, lo spazio anche a valenti artisti locali impegnati nel campo della scenografia teatrale».

«Si tratta di una iniziativa che vede nella sua realizzazione diversi protagonisti – specifica Luigi Del Giudice di Urban Center. La poesia di Dante e l’arte di Dalí in primis. I versi della Divina Commedia accompagneranno le opere del grande artista catalano in uno stimolante gioco di rimandi e di interpretazioni. Spetterà, poi, al fruitore inserirsi nel gioco e decodificare i significati attingendo anche ai vissuti personali. Sculture realizzate da giovani artisti volteggeranno sospese nell’aria come esseri-anime lievi, impalpabili, indefinite quasi a voler raggiungere nuove dimensioni oltre la materia. Ci sarà, però, spazio anche al teatro e alla musica. In occasione della giornata inaugurale, alle ore 20, l’attrice Adele Tirant incarnerà la Divina Commedia e darà voce alle terzine dantesche trascinando e accompagnando il pubblico nel fil rouge del percorso espositivo. La sua voce, poi, incrociandosi con le note prodotte dal sintetizzatore elettronico suonato da Primitivo darà origine a straordinari effetti acustici, in accordo con il trascendente dantesco e l’onirismo daliniano».

«La curatela dell’esposizione – specificano Giuseppe Casafina e Primitivo, ideatori della mostra-rappresentazione – si sviluppa attorno all’idea di cantiere inteso come spazio e metaspazio per la composizione e scomposizione della memoria collettiva e dell’identità visiva e testuale che appartiene all’immaginario di Dante e Dalí. Il cantiere – continuano Casafina e Primitivo – vuole esprimere l’idea Dantesca di drammaticità della condizione umana, la sensazione di fatica e di dolore associata alla nascita e alla morte del corpo e dello spazio.  Come strumento per la scomposizione e ricomposizione del sogno, il cantiere  nel suo carattere precario e instabile idealizza e concettualizza l’estetica Daliniana che inscena la perenne compenetrazione fra conscio e inconscio.  La mostra propone allo spettatore di trasformarsi in archeologo del senso agendo nel cantiere della memoria storica che gli si presenta contemporaneamente familiare ed estraneo. L’immagine del cantiere viene decontestualizzata dall’immaginario contemporaneo assumendo il carattere di simbolo concettuale della precarietà dell’umanità con l’obiettivo di generare un cortocircuito visivo e concettuale che permetta di inserire la dimensione storica all’interno della dimensione contemporanea e viceversa».