Lino Banfi è di casa al Petruzzelli di Bari dove può tranquillamente parlare il suo dialetto stretto e raccontare di sè e della sua lunga carriera nella masterclass tenuta ieri al Bif&st che gli ha consegnato anche un premio alla carriera. Lino Banfi, nome d’arte di Pasquale Zagaria è nato a Andria 9 luglio 1936, a Bari racconta il rapporto con il padre, la sua esperienza in seminario, la lettera scritta da Papa Francesco, una telefonata con Chiellini, la polemica con il Moige e il fatto che i suoi film alla fine nonostante il successo «sono gli unici a non aver vinto mai niente. Sono comunque nati per fare i soldi e così se non vanno al Festival di Venezia arrivano però sicuramente a Mestre».

Intanto i suoi studi da ragazzo: «Andai in seminario perché era questo il desiderio dei miei genitori Che mi volevano prete. Lì ho trovato una rigidità incredibile, studiavo greco, latino e filosofia, tutte cose che mi sono poi servite nella vita anche se il mio vero sogno è sempre stato quello di fare il chirurgo, non a caso ho assistito ai due parti cesarei di mia figlia Rosanna. Dal seminario all’avanspettacolo il passo è stato breve. Fui mandato via insieme ad un altro e il monsignore che diede la notizia, Giuseppe Di Donna, mi consolò dicendo che il mio destino non era quello sacerdotale, ma quello di far ridere, approfittane». E aggiunge Banfi al Petruzzelli con orgoglio: «Ho ricevuto una lettera da Papa Francesco dicendo quanto sia bello essere considerato il nonno di una nazione e io gli ho detto se sono nonno il nonno d’Italia lei è l’abuelo del mondo». L’attore ricorda poi come abbia chiamato al telefono il capitano della nazionale, Giorgio Chiellini, inizialmente senza essere riconosciuto, per sostenere la nazionale agli europei e come anche il suo invito a dire “porca pu….” come grido di battaglia sia stato accolto ad ogni gol. Quello stesso “porca pu…” che ha poi smosso il Moige: «È sbagliatissimo censurare questa espressione che per i pugliesi non é affatto volgare, ma piuttosto una parabola allo stesso tempo di meraviglia, gioia e, a volte, dolore. Questa associazione è sicuramente fatta da gente intelligente e allora mi chiedo come fa a non capire questo. E come si fa poi a stabilire una fascia per i bambini è una per gli adulti?».

Commedie sexy? «Rifarei tutto quello che ho fatto. Se avessi avuto anche pochi centesimi per ogni cassetta di L’allenatore nel pallone oggi sarei ricco. E pensare che un giornalista molto importante mi ha raccontato che andava a vedere i miei film di nascosto». Lino Banfi che come attore di riferimento ha sempre avuto Alberto Sordi, racconta poi di come ha aiutato Laura Antonelli, del suo rapporto difficile con il ritardatario Paolo Villaggio, di Alighiero Noschese e di come sia sempre più attivo dopo la malattia della sua amata moglie Lucia a cui si è aggiunto il Covid: «Mi sono detto non posso stare a casa a fare il vecchio che piange e così ho accettato di fare un film in Puglia con Ron Moss, ovvero Surprise Trip – viaggio a sorpresa diretto da Roberto Baeli e con Mayra Pietrocola, Paolo Sassanelli, Marit Nissen, Mirko Bruno e Totò Onni. E non finisce qui ho girato poi un film a Bologna su come trattano male i vecchi nelle case di riposo. Vale a dire Vecchie Canaglie di Chiara Sani e Gabriele Baldoni che racconta di sei anziani ospiti di Villa Matura».