Fatturato zero, stagione 2020 annullata, turismo 13% del pil nazionale, fondo perduto. Sono alcuni dei cartelli esposti nel corso della protesta, fragorosa e ricca di contenuti, delle aziende che gestiscono bus o auto a noleggio questa mattina in tutta Italia ed anche in Puglia. La richiesta al Governo è quella di misure di aiuto concrete al settore vista la completa assenza nel decreto rilancio. Giganti ed invisibili si sentono gli operatori che anche in Regione hanno scelto di sfilare per le vie di Bari con un corteo formato da oltre 100 bus provenienti da diversi luoghi del sud Italia. Una manifestazione nazionale che in realtà ha coinvolto più in generale le aziende che operano nel settore dei trasporti, delle vetture, dei bus turistici e del noleggio indetta dalle associazioni di categoria.

In Puglia, partenza nei pressi dello Stadio San Nicola nel capoluogo, con autisti ed operatori che hanno voluto ricordare in modo efficace e curioso l’appartenenza ad una regione che del turismo ha fatto uno dei pilastri della sua economia e che rischia di uscire ancor più con le ossa rotte dopo questa lunga e complessa emergenza sanitaria. Poi il passaggio rumoroso per le strade di Bari e la protesta sul lungomare nei pressi del Palazzo della Regione.

Tante le voci nel corso del corteo che hanno ricordato tutte le discrepanze contenute all’interno dei decreti. Discrepanze, per esempio, sulla possibilità di far muovere aerei e bus per il trasporto urbano ed extraurbano, ma non i bus di tipo cosiddetto turistico. Mezzi già adattati alle nuove norme con installazione di vetri di separazione, cambio di tendine e riduzione della capacità al 75%. Investimenti già onerosi in un momento in cui il fatturato è stato zero e continuerà ad esser decisamente molto basso. Il 30% delle aziende del settore rischia effettivamente il collasso e la chiusura anche perché dal 10 marzo gli aiuti sono stati sostanzialmente nulli e non vi sono stati i tanti attesi sgravi fiscali od una boccata d’ossigeno riveniente dalla cassa integrazione.

Una situazione surreale se, come hanno ricordato gli organizzatori della protesta, ci si ricorda che il 13% del pil nazionale dipende proprio da un settore come quello turistico completamente fermo da tre mesi ed in grande agonia in attesa di poter ripartire.