«In Veneto sono stati fatti circa 384.000 tamponi su 18.300 casi. In Puglia ne sono stati fatti circa 71 mila circa su 4.200 casi. Questi numeri da soli – spiega il prof. Pier Luigi Lopalco, responsabile del coordinamento epidemiologico della Regione Puglia – smontano la teoria e la vulgata secondo la quale in Puglia non si facciano abbastanza tamponi».

«La strategia veneta è del tutto sovrapponibile a quella pugliese. Ovvero, di ricercare i casi tra i contatti di un caso confermato. Il Veneto ha un grande numero di catene di contagio, superiore alle nostre, che hanno generato un maggiore numero di tamponi. E quindi di casi confermati. La strategia veneta della ricerca casi è come la nostra, basata sul contact tracing. Con identificazione dei contatti attraverso telefonate ai soggetti positivi al tampone o sintomatici. I contatti stretti, quindi in Veneto come in Puglia sono divisi in sintomatici e asintomatici. Per i sintomatici si fa il tampone su richiesta medico di base o dipartimento di prevenzione. Per gli asintomatici c’è la sorveglianza attiva rigorosa. Di regola, secondo le regole venete, non si fa il tampone, salvo che per esigenze di ritorno al lavoro. Per gli altri casi c’è la quarantena per 14 giorni. Possiamo dunque dire che la strategia pugliese di contenimento e controllo della pandemia è del tutto simile a quella adottata in Veneto, indicata come regione “virtuosa” nell’utilizzo dei tamponi. In Puglia i tamponi si fanno, e si fanno per chi serve».