«Caro Presidente, resto esterrefatto dalle sue parole e dai chiari riferimenti ma, avendola conosciuta, neanche più di tanto. Prendendo spunto da un mio post su Facebook di tre righe, Lei mette in pubblica piazza fatti ed avvenimenti che senza alcuna logica vengono sviscerati evidentemente per trovare un capro espiatorio a questa situazione. Caro Presidente, piuttosto che perdere tempo a leggere post e a rispondere a mezzo comunicati stampa, si preoccupi di ricompattare un ambiente che è logorato a causa di una gestione deficitaria e inviti i tifosi al loro fondamentale ruolo di dodicesimo uomo in campo». Inizia così la replica dell’ex Presidente Fidelis Marco Di Vincenzo, a cui stamane si era rivolto l’attuale Presidente Aldo Roselli dopo un post su facebook. Un botta e risposta arrivato anche dopo la sconfitta di Altamura.

«Per risponderLe brevemente, Le chiedo di non utilizzare il mio ruolo di amministratore nelle sedi opportune se lei, per primo, piuttosto che parlarne magari a telefono, impegna i mezzi di stampa – spiega Marco Di Vincenzo – Piuttosto, pubblichi anche un solo verbale di questo famigerato CdA della soc. “Uniti per la Fidelis” in cui avrebbe messo al corrente i consiglieri di quanto deciso e deliberato. Presidente, nessuno toglie e toglierà mai i meriti ai soci per gli sforzi economici necessari per la costituzione della Fidelis Andria, ma Lei non ci tolga il diritto di contestare le Sue scelte gestionali. Si perché prima che membro di CdA sono tifoso di questi colori. Sventolavo la bandiera biancazzurra quando ancora portavo i calzoni corti e nessuno, soprattutto Lei, può accusarmi di destabilizzare alcunché . Sono fuori dal settembre 2018? Se così fosse, significherbbe che in soli 20 giorni ho creato le basi per il risultato sportivo conseguito la scorsa stagione, frutto di scelte tecniche che Lei ha avversato e di cui non era responsabile, salvo poi cambiare idea a campionato inoltrato. Al contrario, Lei e nessun altro è responsabile del rapporto con l’ex allenatore Alessandro Potenza e dei motivi che ne hanno sancito la rottura.

«Di sicuro non era Potenza che mi teneva legato al ruolo di garanzia che mi era stato affidato, ma la condivisione e la conoscenza di scelte che da maggio 2019 in poi Lei ha deliberatamente assunto per sé. Io con Potenza avevo un leale legame di natura professionale e se solo avessi saputo quello che Lei oggi sostiene ma di cui purtroppo non ho mai avuto riscontro, non avrei mai permesso a nessuno dei due di giocare con la nostra Fidelis. Ogni altra illazione resta tale soprattutto perché Lei, caro Presidente, non può provarla. Fino al 30 giugno, forse con qualche settimana di ritardo, Lei sa bene, anche se finge di non saperlo, mi sono impegnato a rassicurare e a garantire una piazza che va trattata con sincerità e che da sempre io ho trattato con sincerità. Non sono tanti soldi che fanno belli i progetti, caro Presidente ma le idee che metti giù quando soldi non ne hai. Così come non ci si mette medaglie di cartone al petto se, a discapito di una cifra investita di notevole entità, non si raggiungono i risultati sperati. Anzi, si fa mea culpa e si cerca di cambiare rotta o meglio creare le condizioni affinché la rotta cambi.
Crearle, tenendo unito un ambiente che ha bisogno di comunanza d’intenti non di obbiettivi da colpire a suo piacimento. Lei è il Presidente, esca con forza, sostenga tutti i suoi collaboratori, dai calciatori in su. Tutti, nei momenti di difficoltà vanno difesi e tutelati. Questo era il senso del discorso e del post, caro Presidente, non un attacco alla sua persona. Se ritiene che le sue scelte siano giuste, le difenda fino alla fine, se ne faccia carico, senza scaricare le colpe sugli altri. Andria e i suoi tifosi non pretendono i risultati sportivi ma pretendono la serietà dei suoi presidenti. Quello sì. A buon rendere ed in bocca al lupo».