Atos non c’è l’ha fatta: uno dei due cani della famiglia Ferri, che ha permesso di scoperchiare una vicenda ancora tutta da chiarire rispetto ad un pozzo artesiano con acqua inquinata pescata direttamente dalla falda, è morto oggi dopo una breve ma intensa battaglia contro un tumore che dalla milza ha pervaso diversi altri organi. Una malattia fulminea che ha portato via uno dei due protagonisti di una vicenda che continuiamo a raccontarvi tassello dopo tasselo e grazie alla quale la Procura di Trani ha inteso aprire un fascicolo d’inchiesta con indagini affidate al NOE dei Carabinieri.

Ad oggi la certezza è che grazie alla denuncia della Famiglia Ferri oltre che della nostra emittente, si è scoperto che in via Vecchia Barletta c’è una falda acquifera inquinata. Le analisi di quelle acque, infatti, svolte sia privatamente dalla Famiglia Ferri che dalle autorità competenti, hanno dimostrato come all’interno vi era Cloruro di Vinile, tetracloroeilene e alte cariche batteriche di diversa natura. La famiglia Ferri si accorse che qualcosa non andava in quella fonte di acqua e cioè dal loro pozzo artesiano, dal fatto che i loro due pastori tedeschi avessero smesso di berne. Avevano immediatamente smesso di approvvigionarsi da quel pozzo ordinando cisterne d’acqua per soddisfare le proprie necessità. Ma non si erano fermati solo a questo: attraverso l’avvocato e storico ambientalista Michele Di Lorenzo, con le analisi di un laboratorio e con la consulenza di un geologo avevano intuito che il pericolo che avevano corso loro poteva correrlo l’intera comunità andriese ed anche oltre i confini cittadini: perchè dalla stessa falda acquifera attinge un pozzo di proprietà della Regione Puglia che consente di irrigare decine e decine di ettari di orti situati nella zona di via Barletta. E hanno immaginato che quella falda, proseguendo verso valle, potesse aver inquinato anche i pozzi che si trovano in direzione Barletta e in direzione Trani.

Nel mese di luglio poi l’avvio dell’inchiesta da parte dei Carabinieri, le analisi ufficiali di ASL ed ARPA, l’ordine sindacale di non emungere ed attingere acqua dal pozzo artesiano per la famiglia Ferri e la beffa di dover anche smaltire a proprie spese l’acqua raccolta per verificarne la bontà. Stop anche per il pozzo artesiano regionale gestito dall’ARIF, presente a poca distanza, che dopo poche settimana ha ripreso regolarmente ad irrogare acqua perchè, come spiegò la stessa ARIF con una nota ufficiale, «le cariche batteriche presenti nell’acqua che viene dal pozzo artesiano della regione puglia non sono tossiche e possono essere utilizzate per l’irrigazione». Le domande, tuttavia, restano molteplici e piuttosto evidenti rispetto a quelle acque utilizzate per l’irrigazione di centinaia di campi e migliaia di ettari di terreno. Nel frattempo, Atos non ci sarà più ma speriamo che il suo sacrificio possa non far spegnere i riflettori su di una vicenda che interessa l’uomo più di quanto ci si possa immaginare.