«Non c’è cuore di donna né di uomo, credo, che almeno una volta non senta, dentro di sé, l’eco di tanto dolore per i tanti affetti strappati alla vita; che non senta affiorare una domanda: “Perché Dio, perché tanto dolore? Perché, tante morti? E viene da dire: Rispondi Signore, perché se Tu continui a non farlo, è difficile credere a chi dice che Tu sei Amore!

Sì, è difficile, è molto difficile riconoscerTi tale di fronte al male che c’è nel mondo, alla sofferenza, a tanta sofferenza sempre più grande e sempre più amara. Perché Tu che sei Dio, torni sulle rotte di mare e di terra, “sulle tratte ferroviarie”, torni a farti Crocifiggere in tante anime innocenti, innocenti come lo sei stato Tu?

Davvero: come lo scrittore russo, Dostoevski che pure era un grande credente, come lui anche tanti di noi abbiamo difficoltà a conciliare tutto questo con Dio Amore! Non vedi Signore che è di fronte a queste realtà dolorose, al Tuo silenzio che tanti cuori s’induriscono, si mummificano, per dirla con Papa Francesco?

Cosa rispondiamo a chi ci chiede dove Sei quando degli operai perdono la vita nelle fabbriche; dove Sei quando tanti bambini e grandi si ammalano di cancro o quei bambini e mamme e padri che muoiono in mare o che stanno morendo a causa delle guerre?

Rispondi Signore, agisci Tu!

Sbenda i nostri occhi e i nostri cuori dagli egoismi, dalle discordie, dall’odio. Offrici una cengia a cui aggrapparci ché, non vedi, affoghiamo tutti!

Lo riconosco: a volte ad impedire l’ascolto della Tua voce dipende dal vortice che imprimo alla mia vita, al mio lavoro, alle mie attività, al prurito di parlare di chiacchiere inutili e, sopra tutto, all’incapacità di fermarmi per paura di un po’ di solitudine e di silenzio dentro e fuori di me.

Se invece mi fermo, senza fretta, se chiudo le imposte dell’anima ai rumori del mondo, se torno e ritorno all’omelia del Vescovo –nella liturgia dell’ultimo saluto alle vittime della tragedia ferroviaria–, è allora che vedo dischiudersi l’orizzonte e tra le nubi rivedo la luce, risento la Tua voce e mi acquieto e ricredo, che Tu – o Dio – sei Amore, che Tu ci ami immensamente!

In quel Palazzetto dello sport che accolse – come in una conchiglia – tutto il dolore di tante famiglie, di tante Città–, in quel Palazzetto, sono certo: Eri Tu, era la Tua voce, che per ben tre volte, nella la voce ferma e forte del Tuo Vescovo Luigi, echeggiò, nel respiro sacro della folla, quel Tuo misterioso e tremendo Grido: “Perché, Perché, Perché”!….e tutti, in quel momento, a me parve, tutti avranno risentito in quel Grido quello dei loro cuori, consolato il loro pianto, visto riflesso, nel volto dei loro cari, il Tuo Volto di Cristo Crocifisso e Abbandonato rimasto – “anche Tu senza risposta sospeso tra cielo e terra” – ma pur sempre profondamente vicino e immagine viva di tutte quelle creature!

Sì, solo allora mi acquieto e ricredo che sei Amore! Solo allora, con adamantina fiducia, a chi mi chiede “Dov’era Dio in quel 12 luglio 2016”?, – con quel Teologo Luterano Tedesco ‘Bonhoeffer’ morto in campo di concentramento – gli rispondo: ”Io l’ho visto: Era lì, ferito tra i feriti, moribondo tra i moribondi, morto tra i morti”!…ancora una volta ad offrire la sua vita per me, per noi, per tutti!».