Il 29 marzo scorso la revoca dell’autorizzazione integrata ambientale da parte della Regione Puglia e le prime note formali per chiedere alla Daneco Impianti di attivare la chiusura e la post gestione della Discarica di San Nicola La Guardia ad Andria. Il 3 agosto scorso, poi, Comune e Regione si sono incontrati per fare il punto della situazione e discutere dell’immobilità della ditta e del potenziale rischio sanitario ed ambientale della stessa discarica. Il 7 settembre, quindi due giorni fa, arriva anche l’ordinanza sindacale contingibile ed urgente del Comune di Andria che ordina alla Daneco Impianti di “avviare tempestivamente e senza indugio, e comunque entro e non oltre quindici giorni dalla notifica le procedure di chiusura e post chiusura dell’impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed assimilati” oltre che di “fornire le garanzie finanziarie dovute per la puntuale esecuzione di quanto previsto dal contratto”.

Nell’ordinanza, poi, l’ente comunale avverte la stessa Daneco Impianti Spa “che non ottemperando, nei termini su indicati, a quanto disposto sarà deferita all’Autorità Giudiziaria per violazione dell’articolo n. 650 del C.P., e che i lavori di salvaguardia ambientale saranno eseguiti in via sostitutiva ponendo il costo di tali operazioni a carico dell’inadempiente, nei confronti del quale sarà promossa l’azione di rivalsa, per il recupero delle spese corrispondenti”. Nell’ordinanza, come detto, si parla proprio dell’eventuale inosservanza dei provvedimenti dell’autorità che potrebbero significare anche arresto oltre ad una piccola ammenda.

Un atto dovuto di una vicenda intrigata che, tuttavia, riporta ancor di più al centro del dibattito politico il tema ambiente e bonifica ambientale. La Daneco, infatti, come specificato anche nell’ordinanza sindacale, non naviga in acque sane e, in sostanza, ha abbandonato la discarica andriese non garantendo più neanche la sorveglianza. La discarica andrebbe coperta e sarebbe necessario intervenire sui pozzi di raccolta del percolato oltre che sul monitoraggio costante per almeno i prossimi 30 anni. L’ordinanza sindacale è sicuramente un primo passo anche se i costi per le opere di bonifica saranno molto probabilmente scaricati su qualche ente statale più che sul privato gestore del sito. Il nocciolo della vicenda ruota proprio attorno a questo passaggio.