Due anni fa quando la Warner Bros. aveva già messo in moto la macchina della produzione per un film su Wonder Woman dopo l’apparizione della supereroina interpretata da Gal Gadot in Batman vs Superman: Dawn of Justice, uscito lo scorso anno, non c’era alcun dubbio sul fatto che la regia dovesse essere affidata ad una donna e i nomi in lizza ipotizzati erano quelli di Mimi Leder (Deep Impact), Kimberly Peirce (Boys Don’t Cry, Carrie), Catherine Hardwicke (Twilight, Thirteen), Gwyneth Horder-Payton (The Walking Dead, Sons of Anarchy), Kathryn Bigelow (Zero Dark Thirty) o Jodie Foster. La scelta poi era ricaduta su Michelle MacLaren, regista di alcuni episodi di serie di successo come Il trono di spade, The Walking Dead e Breaking Bad. Il matrimonio a quanto pare però non s’aveva da fare e poco dopo, la MacLaren aveva lasciato il cinecomic firmato DC per ‘divergenze creative’, come recitava il comunicato stampa ufficiale.

Casualità ha voluto che a sostituire la MacLaren arrivasse Patty Jenkins, regista dal destino simile e dagli esiti differenti. La Jenkins aveva abbandonato le riprese di Thor the dark world della Marvel per le stesse divergenze artistiche con la produzione. Questa volta, fortunatamente, l’unione tra Warner e regista sembra essere andata a buon fine e ormai mancano pochi mesi all’uscita tanto attesa del film sulle avventure della regina delle Amazzoni dell’Isola Paradiso, Diana Prince.

Della serie, non tutti i mali vengono per nuocere. La Jenkins infatti, sebbene non vanti un curriculum ricco di serie tv famose come quello di chi l’ha preceduta, ha un occhio registico di riguardo per le donne forti e coraggiose che non hanno nulla da invidiare ai colleghi maschi e machi. Insomma donne che piuttosto vengono da Marte anziché da Venere, sebbene l’alto tasso eroico delle oro gesta non scalfisca affatto la loro bellezza.

È il caso della bellezza indubbia della modella e attrice israeliana Gal Gadot che vestirà il gonnellino da guerriera di Wonder Woman. E a proposito di bellezze, chi non ricorda la trasformazione del 2003, firmata Jenkins, all’epoca regista esordiente, di Charlize Theron nel film Monster scritto dalla stessa Jenkins? Un inizio col botto cho portò al film e all’attrice numerosi riconoscimenti in tutto il mondo.

Insomma la Jenkins se si parla di eroine, umane o immortali, contemporanee o senza tempo che siano, sa benissimo come trattare la materia, pertanto la sua Wonder Woman, dati i presupposti, sembra promettere grandi cose.
Eppure la stessa Jenkins, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Londra qualche giorno fa per le presentazione del primo trailer completo del film, proprio parlando di femminismo, di donne e di eroine, ha dichiarato che in realtà quello che vuole mettere a fuoco nelle sue storie sono le vicende più che i protagonisti in sé.
«Riflettendo sulla mia carriera – ha detto la Jenkins – ho realizzato che ho una donna come protagonista in tutto quello che ho fatto, ma non l’ho fatto riflettendoci particolarmente su, non più di quanto farebbe un uomo nella stessa situazione. Ho un paio di progetti diversi con protagonisti maschili. Ora voglio solo essere parte dei fatti senza dover pensare al fatto che la protagonista sia una donna. Quando ho fatto “Monster” non ho pensato al fatto che si trattava di una donna, non ho pensato al fatto che era lesbica. Stavo raccontando la tragica storia di una persona che cercava disperatamente l’amore in un mondo più che mai freddo e crudele. Più riesco a farvi percepire ciò, più sento di aver vinto.»

Anche sul clima politico attuale e sul fatto che nel 2017 la storia di Wonder Woman possa essere più significativa che in passato la regista non è sembrata molto convinta. La Jenkins ha ammesso di non essere del tutto convinta di come il contesto attuale (un periodo segnato da grandi dimostrazioni di massa come la January’s Women’s March e dal disagio generale verso l’incerto futuro dei diritti delle donne) possa far recepire al pubblico il primo lungometraggio con protagonista un personaggio universalmente riconosciuto come un’icona femminista. Quello che secondo la regista è cambiato ora è la percezione della disuguaglianza di genere. «Siamo in un periodo molto interessante – ha dichiarato la regista – in cui questi problemi esistono ancora ma molte persone si sono stancate perché si sono rese conto che non è cambiato quasi nulla, insomma, la disuguaglianza di genere è un argomento spinoso a prescindere».

In ogni caso, con Wonder Woman, tra le altre cose, la Jenkins ammette che ben venga se il suo lavoro, considerato ora pionieristico, riuscirà a spianare la strada, nella cinematografia almeno, alla normalità di film che hanno una donna – per di più una donna dai superpoteri – al centro della storia, senza che questo costituisca più una novità o un’eccezione.

La Jenkins, insomma, ha le idee chiare e sebbene abbia ammesso il fatto di essere una donna che dirige un film sulla super donna per eccellenza, il suo non è un film esclusivo per donne. Anzi.

Non resta allora che attendere l’uscita in 2D e in 3D nelle sale prevista negli Usa il 2 giugno e probabilmente poco più tardi anche in Italia.

Per quanto ci riguarda, poi, l’attesa è doppia se alla curiosità per il film si aggiunge quella di vedere le gesta di Wonder Woman anche nelle sale di Castel del Monte ad Andria dove la produzione ha girato le scene degli allenamenti nella palestra-dimora della supereroina e dei quali possiamo già avere un piccolo assaggio al minuto 1.13 del trailer completo.

Le riprese a Castel del Monte si sono tenute nell’aprile 2016, a poco meno di un anno di distanza da Tale of the tales di Matteo Garrone, che aveva acceso i riflettori delle produzioni d’oltreoceano sul maniero federiciano andriese. Con il super film della Jenkins, il Castello di Federico è tornato ad affascinare il cinema straniero con i suoi ambienti dal valore storico, architettonico, immaginifico e leggendario inestimabile. Magari anche Federico II e le sue donne avrebbero apprezzato.