Una maschera per dire la verità, la finzione per raccontare la realtà. Hotel paradiso è un luogo di destini incrociati e finiti. Un noir teatrale a metà strada tra i gialli di Agata Christie e le atmosfere fredde e cupe dei thriller svedesi. Dall’esterno, gli avventori e gli ospiti dell’hotel introducono tra le mura del piccolo albergo di montagna le ragioni dei conflitti che porteranno allo scontro i componenti famiglia che lo gestisce. Una madre-padrona che mette in riga i suoi due figli eternamente in competizione, un cuoco-macellaio e una cameriera stralunata e cleptomane. Su tutto e tutti aleggia lo spirito del defunto patron dell’albergo, nonché marito della anziana proprietaria. Spirito che di volta in volta potrà godere della buona compagnia di anime traghettate da un ascensore-Caronte dal piano terra al piano superiore dell’hotel, dal regno dei vivi al regno dei morti. Tra i toni fantasiosi del Grand Budapest Hotel di Anderson e quelli glaciali dell’Overlook Hotel di Kubrik quello che è andato in scena sul palcoscenico dello chapiteau della XX edizione del Festival Castel dei Mondi ad Andria è uno spettacolo sui sentimenti profondi che legano e regolano una famiglia e i suoi protagonisti. Relazioni di odio e amore nelle quali si resta inevitabilmente invischiati e dalle quali è difficile fuggire.

Hotel paradiso è un treno in corsa. Una coreografia perfetta e ben orchestrata di azioni, effetti sonori e musica che, nel passaggio da dietro le quinte alla platea, trasforma la finzione in realtà. Un gioco di illusione che si serve di uno strumento antico come la maschera per parlare un linguaggio universale e raccontare una contemporaneità di tipi e vicissitudini umane senza tempo e senza confini.

Nascondendo i veri volti degli attori, sono le maschere a metterci la faccia svelando al pubblico, con comicità e ironia, luci e ombre di personaggi e persone. Per farlo i volti in cartapesta coinvolgono il pubblico in un gioco di triangolazione con l’attore e la platea.

Nei racconti non parlati, il teatro fisico dei Familie Flöz affida al lavoro del corpo dell’attore con lo spazio la scrittura scenica e il qui e ora delle maschere immortalano in scena le dinamiche del microcosmo della famiglia valide a ogni latitudine.

I Familie Flöz sembrano aver trovato la misura del successo del teatro contemporaneo e internazionale proprio nella dicotomia tra maschera e realtà: in un’epoca in cui conta apparire è il mascheramento a svelare la verità.

Il successo internazionale di Hotel Paradiso proprio ad Andria è stata occasione per la compagnia per festeggiare i 20 anni di attività, riecheggiando le XX edizioni altrettanto internazionali del Festival Castel dei Mondi e chiudendo il sipario su un’edizione che ha riscosso un notevole successo di pubblico, nonostante le perplessità iniziali legate alla nuova veste autunnale e le legittime critiche, più o meno positive, che sono ragionevoli per un Festival ormai adulto che nel bene o nel male ha imparato a far parlare di sé.

E quale migliore colonna sonora sulla quale far scorrere i titoli di coda ieri sera se non quella della musica belga indie pop e post rock dei Marble Sounds presso l’officina san Domenico.
Il sound incantevole del gruppo ha salutato gli affezionati del Festival regalando la bellezza di un mix di sentimenti tra il dolce e l’amaro come conviene alla scia nostalgica di qualcosa di piacevole che finisce lasciando un bel ricordo.