La Puglia del grano dice basta all’import selvaggio e al via vai di navi straniere nel porto di Bari, con conseguente crollo verticale dei prezzi del grano.
Molto agguerrite Cia e Coldiretti sul fronte delle proteste. Nel territorio più prolifico per il grano, la Daunia, la rabbia la fa da padrona. Le perdite stimate al momento per gli agricoltori pugliesi ammontano a circa 145 milioni di euro. In un anno le quotazioni del grano duro per la produzione di pasta sono calate del 43 per cento mentre cala del 19 per cento la quotazione del grano tenero per la produzione del pane. Così i compensi per gli agricoltori sono tornati ai livelli di quasi trent’anni or sono.

«Chiediamo risposte immediate – dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele –
quali l’etichettatura obbligatoria della pasta, del pane e dei prodotti da forno in genere, il blocco delle importazioni “a dazio 0” e il 100% dei controlli sul grano importato, la moratoria bancaria ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l’attivazione immediata della Cun (Commissione unica nazionale, ndr) cerealicola e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano grano italiano»
«Con il continuo arrivo di prodotto estero e il crollo dei prezzi, il rischio concreto – lancia l’allarme Danilo Lolatte, direttore regionale della Cia – è che in queste condizioni gli agricoltori pugliesi non seminino nella campagna 2016-2017. È necessario – avverte – incentivare subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore.»