Ore 19.00 del 16 luglio 2018. Nessun ricorso presentato, nessun comunicato, nessuna parola scritta sui social. Un silenzio assordante che sancisce la fine della breve storia della “Società Sportiva Fidelis Andria 1928” e il nuovo addio al professionismo dopo il fallimento dell’A.S. Andria Bat nel 2013.

Un fallimento che a metà giugno era tutt’altro che previsto, ma che con il passare dei giorni si è materializzato in un altro dramma sportivo. Il controllo della Covisoc, con conseguente esclusione dalla serie C, ha certificato una gestione economica del club disastrosa che per anni e, non solo l’ultimo, non è riuscito ad adempire a tutti i pagamenti.

Di chi le colpe? Perchè tanti debiti in così poco tempo? Queste le domande frequenti tra i tifosi e gli addetti ai lavori che portano a delle attente analisi. Fare calcio negli ultimi anni certamente non è semplice a causa dei costi elevati, di una tassazione ancora troppo pesante e la difficoltà nel reperire gli sponsor. Ma la storia e anche il presente ci insegnano che le società di calcio, anche con budget ridotti all’osso, possono mantenere una certa stabilità e questo lo si può fare solo ed esclusivamente grazie agli uomini che vi lavorano all’interno che come in una qualsiasi azienda, devono lavorare per far si che il bilancio sia sempre, perennemente in attivo.

Questo ad Andria e nella società Fidelis Andria dal 2013 non è mai esistito. Nessuno vuole screditare gli ottimi risultati sportivi ottenuti con la doppia promozione in Serie D e Serie C che hanno fatto gioire un’intera città, i risultati sportivi devono necessariamente camminare in maniera parallela con una gestione societaria oculata che francamente ad Andria non si è mai vista.

Gestione dei rapporti con gli sponsor scadente, comunicazione con i tifosi quasi assente, comunicazione con i giornalisti, che in questi anni non hanno potuto seguire nemmeno gli allenamenti della squadra, a dir poco approssimativa, gestione del settore giovanile disastrosa. Le vittorie degli anni precedenti avevano finalmente riportato entusiasmo in città e quell’entusiasmo andava coltivato, non necessariamente con altre vittorie, ma coinvolgendo gli sponsor in un progetto condiviso e creando un legame indissolubile con i tifosi che semplicemente non vogliono essere presi in giro. Niente di tutto questo.

Le ordinarie difficoltà che possono palesarsi come la carenza di strutture o strutture che hanno bisogno di interventi di ammodernamento, e Andria presenta questo tipo di criticità, non possono essere degli alibi per la gestione cosi scriteriata di un settore giovanile che deve necessariamente essere il muro portante di una società che non può permettersi esborsi in sede di calciomercato.

Tanti errori, nessuna programmazione. Paolo Montemurro ha mostrato la sua totale incapacità nel gestire la macchina societaria della Fidelis non riuscendo ad individuare figure chiave che potessero portare, con un lavoro serio, ossigeno alle casse societarie. Non entriamo nemmeno nel merito degli errori tecnici che sono solamente una conseguenza di tutto ciò.

Ma adesso la domanda che ci poniamo è la seguente: da dove ripartire? Ripartiamo da un dato di fatto: al momento questa piazza economicamente ha dimostrato di non poter reggere i ritmi della serie C e non certamente con questo tipo di gestioni. Al momento la categoria non ha importanza, serve ripartire da un progetto serio, composto da gente seria e con competenze importanti. Serve puntare sui giovani, e Andria ha dimostrato di averne parecchi capaci di potersi affermare anche in campionati professionistici. Serve amare questi colori, non solo con le parole, ma con i fatti.