Si sono presentati davanti agli uffici SUAP in largo Grotte quattro consiglieri comunali di Andria cui è stato negato l’accesso agli atti sul progetto per la realizzazione su un suolo pubblico che la fondazione presieduta dal fratello della sindaca Giovanna Bruno ha ricevuto per la costruzione di un centro per l’autismo. Dopo diverse richieste formali e insistenze informali di poter vedere gli atti relativi al progetto (e soprattutto gli esiti di questi atti), il dirigente Riccardo Zingaro, che prima aveva assicurato ai consiglieri comunali che avrebbero potuto esercitare il loro diritto di accedere agli atti, ha prima tergiversato e poi ha cambiato idea: nessun accesso agli atti che, secondo Zingaro, non sarebbero di competenza del comune ma degli uffici ZES unica, la zona economica speciale che concentra in un solo ufficio romano tutte le approvazioni del Sud. Che per ora sarebbero state negate secondo quanto rivelato dalla Gazzetta del Mezzogiorno diverse settimane addietro in un articolo a firma di Massimiliano Scagliarini.
La vicenda è balzata più volte agli onori delle cronache anche nazionali: Parte nell’estate del 2020, pochi mesi prima che Giovanna Bruno divenisse sindaca di Andria quando il commissario prefettizio Tufariello concede in diritto di superficie un terreno del comune alla Fondazione per le neurodiversità, fondata e presieduta da Francesco Bruno. Il fatto assume rilevanza politica circa un anno fa quando la Regione, su spinta del del consigliere Caracciolo, decide di appostare 12 milioni di euro per la costruzione di centri di eccellenza per l’autismo. Ma prima che la regione approvasse la legge, la ASL della BAT aveva già individuato i criteri per l’individuazione del soggetto attuatore di questo progetto, unica delle ASL pugliesi peraltro ad aprire ai privati. E prima che la ASL BT si pronunciasse sulla propria indicazione, il consigliere Caracciolo aveva già comunicato che la scelta era ricaduta sulla Fondazione presieduta dal fratello della sindaca proprio nei giorni in cui si vociferava di un accordo elettorale che avrebbe legato Caracciolo e la Bruno. La scelta della ASL BT era stata peraltro contestata da altre realtà che sul territorio si occupano di autismo ma, paradossalmente, i firmatari della lettera di denuncia sono stati ascoltati, ancora non è ben chiaro a quale titolo, dalla procura di Bari.
La vicenda è tornata in consiglio comunale ad agosto quando alcuni consiglieri di centrodestra hanno chiesto come il comune volesse agire sulla restituzione del terreno, visto che dopo cinque anni, il progetto non è stato avviato e i termini sono scaduti: in quella occasione l’assessore Curcuruto ha sostenuto che la Fondazione possa contare su una proroga Covid di tre anni per realizzare il progetto, tesi contestata delle opposizioni.
Situazioni opache cui si aggiunge oggi la contestazione di mancanza di trasparenza da parte dell’ufficio diretto da Riccardo Zingaro che ieri ha fatto spallucce davanti ai consiglieri comunali presentatisi in ufficio: lì ha sostenuto di non avere competenze su quelle carte.