Un fiocco rosso sul suo manifesto funebre, il colore del sangue divenuto un simbolo della lotta alla violenza contro le donne. Corone di fiori, e palloncini a forma di cuore, con incisi i nomi di chi le voleva bene. Lacrime e commozione, trattenuta in un rispettoso silenzio, interrotto solo dal lungo applauso che l’ha accompagnata nel suo ultimo viaggio. Così la città di Andria ha detto addio a Vincenza Angrisano, la 42enne uccisa a coltellate dal marito, lo scorso 28 novembre, in un’abitazione alla periferia della città federiciana.

I funerali si sono tenuti questo pomeriggio all’intero della Cattedrale, affollata da tantissimi familiari, amici, colleghi e conoscenti della donna. La funzione religiosa è stata presieduta dal Vescovo della Diocesi di Andria, Monsignor Luigi Mansi. Una cerimonia discreta senza “spettacolarizzazioni”, come voluto dai parenti della vittima, senza chiasso e senza telecamere. La famiglia ha chiesto di mantenere un clima di silenzio e di raccoglimento e così è stato.

Una forma di rispetto e di vicinanza nei confronti di Vincenza, dimostrata anche dall’amministrazione comunale che, in occasione delle esequie, ha proclamato il lutto cittadino. Il segno tangibile di una disperazione che ha colpito tutta la comunità andriese per la tragica scomparsa di un’amica, di una moglie, di una madre di due bambini di appena 6 e 11 anni. Uno di loro, Salvatore, le ha dedicato un pensiero. Una lettera, il cui contenuto è stato riportato in un lungo post su Facebook dal sindaco Giovanna Bruno. “Cara mamma resta sempre nel mio cuore, mi ricorderò per sempre del tuo sorriso e del tuo aspetto solare – le parole del piccolo. “Riesco a sentire ancora la tua felicità per la vita e per i tuoi figli”. Una felicità spezzata per sempre dalla mano di chi avrebbe dovuto amarla, rispettarla, ed invece l’ha uccisa. Facendo di lei l’ennesima vittima di femminicidio, la 105esima in Italia dall’inizio dell’anno. Attorno alla sua bara pianto, incredulità ed un dolore urlato con la bocca chiusa. Verrà il tempo di ricominciare ad alzare la voce. Di tornare a fare rumore contro la violenza che uccide in nome di un amore malato. Ma oggi no, oggi era il momento di fare silenzio.