Bandiere di tutti gli stati del mondo realizzate dagli studenti con la parola PACE  nella lingua di ogni stato rappresentato; emozioni forti e parole di conforto e di vicinanza che hanno trovato spazio su un enorme cartellone preparato dai ragazzi, palloncini gialli e blu a rappresentare il colore della bandiera dell’Ucraina, canzoni a tema: tutto questo ha fatto da sfondo ad un commovente incontro che si è tenuto nell’anfiteatro all’aperto della sede centrale dell’Istituto sul particolare momento storico che si sta vivendo. Docenti ed alunni del Lotti-Umberto I hanno accolto 7 profughi fuggiti dalla città di Char’kov, in Ucraina.

Oscar, Slata, Marcel, Mascia e le loro mamme, accompagnati dal signor Giulio Cipriani, imprenditore ruvese trapiantato per lavoro a Char’kov, hanno raccontato, non trattenendo le lacrime, la loro triste vicenda: dall’improvviso attacco russo, alla rocambolesca fuga; dal lunghissimo viaggio, all’arrivo in Italia. Le storie e le parole, con la potenza della loro verità, hanno trasmesso ai presenti il grande coraggio del popolo ucraino nella loro battaglia per la libertà e per la democrazia

Il coraggio delle mamme, un’architetto, una psicologa e una imprenditrice, che  all’improvviso hanno dovuto lasciare la vita tranquilla che conducevano, l’appartamento elegante nel quale vivevano, il lavoro, i risparmi, i figli maggiori, i mariti e sono fuggite con i figli più piccoli chiudendo il loro passato in un solo trolley e vedendo improvvisamente “la neve bianca macchiarsi di rosso sangue e buche enormi, grandi come questo anfiteatro,  al posto delle case rase al suolo”

Il coraggio del sig Cipriani che ha portato con sé i profughi aiutandoli in tutte le fasi del loro trasferimento tra mille peripezie. E ne aspetta altri in arrivo nei prossimi giorni.

Il coraggio dei  figli, senza più amici, amori, sogni, che hanno visto svanire un avvenire già programmato. Oscar era pronto per frequentare a Vienna un’università prestigiosa e Slata vuole fare la ballerina.

Alla domanda “come possiamo aiutarvi” Oscar ha risposto “Con un’informazione corretta, con aiuti economici per sostenere le associazioni di volontariato e purtroppo anche con  le armi. La nostra resistenza è fortissima. Preferiamo morire, ma non arrenderci”

Una lezione di coraggio, un coraggio che, come hanno affermato i ragazzi, viene da una parte sola: “dall’idea che abbiamo di noi stessi e della vita, del Paese in cui siamo nati, dall’idea che abbiamo della sua storia e  di ciò che è accaduto prima di noi, dal desiderio di vivere da uomini liberi”.

Il Dirigente del Lotti-Umberto I, il prof. Pasquale Annese, dopo aver ringraziato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Ruvo Nicola Curci per aver contribuito alla realizzazione dell’incontro con i profughi ucraini, ha concluso chiedendo ai presenti di riflettere sulle testimonianze ascoltate perché sono la concreta dimostrazione di come i tempi che si stanno vivendo possono mutare repentinamente gli scenari, le idee, i fatti che credevamo consolidati.

“Di giornate belle in questi anni ne abbiamo vissute tante – rimarca Annese -, ma questa ha avuto un sapore particolare. Lo sconforto e la rabbia nel vedere le madri ed i loro figli doversi separare dai loro affetti, dalla loro casa, da tutto quanto faticosamente costruito in una vita intera, si è però mescolato con la ‘bellezza’ dei loro volti e la ‘determinazione’ delle loro parole nel voler strenuamente riappropriarsi (anche con la forza), della loro patria, della loro identità, della loro libertà, così vigliaccamente deturpate. Ho visto i nostri ragazzi in coda per abbracciare I loro coetanei ucraini e commozione nei loro volti. Sicuramente una giornata che avrà segnato per sempre le loro vite, e forse anche le nostre”

Alla fine dell’incontro il Lotti-Umberto I ha offerto agli ospiti ucraini vino, olio ed altri prodotti dell’azienda agricola dell’istituto, mentre i ragazzi hanno raccolto una somma di denaro da devolvere a favore della popolazione ucraina.