Finanzieri dei Reparti del Comando Provinciale di Barletta, nell’ambito delle specifiche
competenze del Corpo a tutela della spesa pubblica nazionale, ha svolto una serie di
attività all’esito delle quali sono stati individuati circa 290 soggetti che risultavano aver
percepito indebitamente il reddito di cittadinanza.

L’attività operativa dei militari della sesta provincia pugliese, nel solco della consueta e
consolidata collaborazione con l’INPS, si è sviluppata avvalendosi di apposite analisi di
rischio svolte attraverso autonoma attività info investigativa nonché di quelle elaborate a
livello centrale dai Reparti Speciali della Guardia di Finanza, che hanno consentito di
verificare i requisiti per la legittima percezione del beneficio di una vasta platea di
percettori in tutta la Provincia. I controlli esperiti hanno permesso di rilevare che l’importo dei contributi indebitamente percepiti ammonta a circa € 1.900.000,00.

Ecco la divisione per reparti delle Fiamme Gialle Bat dei “furbetti” del reddito di cittadinanza scoperti nella Bat:

  • Reparto di Andria (Andria, Minervino, Spinazzola): 38;
  • Reparto di Barletta (Barletta e Canosa): 57;
  • Reparto di Trani (Trani e Bisceglie): 171;
  • Reparto di Margherita di Savoia (Margherita, San Ferdinando, Trinitapoli): 18.

Le erogazioni pubbliche ritenute indebitamente percepite, sono state segnalate per le
competenti valutazioni alla Procura della Repubblica di Trani e di Foggia, qualora la
percezione poteva configurare ipotesi di reato, ed all’Istituto Nazionale della Previdenza
Sociale il quale, all’esito delle segnalazioni pervenute, e previa istruttoria dei casi
segnalati, procede a revocare l’erogazione del contributo agli indebiti beneficiari.
Come noto, il reddito di cittadinanza è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso, all’atto
della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, di
particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, nonché
di ulteriori presupposti di compatibilità (tra i quali la mancanza di condanna definitiva,
intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta, e di interdizione dai pubblici uffici), ovvero
l’omessa comunicazione di variazioni che inibivano la continuazione della percezione della
misura di sostegno rispetto alle condizioni possedute all’atto della domanda.

Le ipotesi riscontate ed al vaglio degli Organi competenti sono variegate: tra queste
annoveriamo soggetti che non hanno il requisito della residenza, altri soggetti che non
hanno comunicato di avere un componente del nucleo familiare sottoposto a misura
cautelare; alcuni non hanno indicato tutti i redditi percepiti o vincite a giochi online o il
possesso di immobili, mentre altri – addirittura – sono stati sorpresi in attività lavorativa “in
nero” nonostante ciò fosse vietato e, per tale ipotesi, si è proceduto a segnalare la
condotta anche a carico dei datori di lavoro.

L’indebito accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno al reddito genera
iniquità e mina la coesione sociale, soprattutto in questo difficile periodo di crisi economica
e sanitaria.

L’attività della Guardia di Finanza, finalizzata a reprimere le condotte illecite sull’impiego
delle risorse finanziarie del bilancio pubblico, mira a garantire l’effettivo sostegno alle fasce
meno abbienti della popolazione evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non
aventi diritto.