Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non sarà sentito come testimone nel processo per l’incidente ferroviario del 12 luglio 2016, che provocò 23 morti e 51 feriti sul binario unico gestito da Ferrotramviaria tra Andria e Corato. Al termine dell’udienza di oggi l’accusa, rappresentata dai pm Alessandro Pesce e Marcello Catalano, ha rinunciato alla sua deposizione, dopo che l’avvocato Vincenzo Zaccaro aveva fatto rilevare l’incompatibilità tra la testimonianza di Emiliano e il suo attuale ruolo di rappresentante legale della Regione, ente coinvolto nel processo anche come responsabile civile.

Si torna in aula l’11 novembre, quando sarà sentita come teste Elena Molinaro, dirigente del Mit coinvolta nell’inchiesta e poi assolta in abbreviato, e si partirà con i primi testi delle parti civili. Il 17 novembre verrà completato l’esame, da parte delle difese, di uno degli ufficiali della guardia di finanza che si sono occupati delle indagini sulla Ferrotramviaria, già sentito oggi dai pm. Al momento si sta cercando di ricostruire nei minimi dettagli la catena dei finanziamenti giunti per la messa in sicurezza della tratta. In particolare ci si è concentrati sugli oltre 7 milioni di euro che la Ferrotramviaria ha avuto a disposizione a partire dal 2002 per installare sulla tratta Ruvo-Barletta il cosiddetto “Blocco automatico” un sistema di sicurezza non di ultimissima generazione ma pur sempre meno vetusto del “Blocco telefonico”. Già nella scorsa udienza furono ricostruiti però i passaggi che l’azienda fece per destinare questi fondi ad altre opere infrastrutturali in attesa dell’avanzamento e del completamento del seguente “Grande Progetto” che avrebbe portato su tutta la linea il Sistema di Controllo Marcia Treno.

Dopo l’udienza di oggi e terminati i testi dell’accusa, a dicembre le difese dovranno comunicare se intendono far deporre alcuni degli imputati, altrimenti si passerà direttamente ai loro testimoni. Nel processo sono coinvolte 17 persone fisiche e la società che gestisce la linea, la Ferrotramviaria spa. Si tratta di dipendenti, dirigenti e vertici dell’azienda che rispondono, a vario titolo, dei reati di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.