L’atteso momento della scopertura della storica tela che ritrae il SS. Salvatore sofferente e legato ad una colonna è stato ieri, nel corso della Messa vespertina di Natale all’interno del Santuario del SS. Salvatore di Andria.

Si tratta del momento in cui i padri Dehoniani, che gestiscono il Santuario, hanno accolto il dipinto al termine dei lavori di restauro affidati al prestigioso Studio d’Arte e Restauro di Valerio Jaccarino e Giuseppe Zingaro.

Un lavoro di recupero complesso e delicato che ha consentito di portare all’antico splendore questo dipinto su tela databile tra il XVI-XVII secolo e che raffigura il Cristo flagellato, legato ad una colonna, con la corona di spine e con il capestro del condannato al collo. L’opera è collocata nell’omonima cappella, a destra del presbiterio. Il dipinto è stato restaurato più volte nel corso dei secoli, l’ultimo risale al 1953. Sul retro del quadro e precisamente sul telaio, si legge la scritta a pennarello: restaurato in Roma marzo 1953 dal dott. Vittorio Federici dei Musei Vaticani. Il dipinto è inserito entro una cornice marmorea.

Si tratta del secondo restauro importante di un’opera all’interno del Santuario nel corso del 2020: i primi lavori, infatti, hanno riguardato l’altrettanto storico affresco della Madonna di Trimoggia che aveva dato il nome alla comunità che abitava l’area del Gurgo e che poi si rifugiò nella vicina Andria per sfuggire agli assalti dei predoni nel corso del Medio Evo. Lavori di restauro affidati allo stesso Studio che ha sede ad Andria.

Tornando al dipinto del SS. Salvatore che è nel cuore dei fedeli, come testimonia la mobilitazione popolare che ha consentito il suo recupero, «versava – si legge nella relazione dei restauratori – in un precario stato di conservazione. La pellicola pittorica presentava problemi di disidratazione e pesanti ridipinture, queste ultime eseguite nel corso dei decenni. Tutta la superficie pittorica era coperta da uno strato di vernice ossidata che occultava la reale cromia dell’opera.

L’opera è stata trasportata presso il laboratorio di restauro al fine di avviare gli interventi. Operazione preliminare è stata quella di eseguire una prima indagine con la lampada di Wood per individuare le ridipinture presenti sulla pellicola pittorica. Successivamente si è proceduto con i preliminari saggi di pulitura al fine di individuare i solventi idonei da utilizzare e rimuovere gli strati di depositi secchi e grassi. Dopo aver completato la pulitura, il dipinto è stato protetto da velina giapponese per procedere alla pulitura dal retro. Una volta rimossa la velinatura si è proceduto con la realizzazione di stuccature con gesso di Bologna e colla di coniglio, laddove necessario, ovvero nelle parti in cui sono state rimosse le ridipinture e dove la pellicola pittorica era abrasa. Infine, in accordo con l’Alta Sorveglianza, sono state eseguite le integrazioni pittoriche utilizzando colori ad acquerello dati a velatura e rifinite a vernice con la tecnica del tratteggio. L’intera superficie pittorica è stata ricoperta da un velo di vernice retoucher data a spruzzo».