«A poche ore dal voto il termometro politico tende inevitabilmente a salire, così come il livello delle polemiche, delle intemperanze, delle notizie più o meno false e dei commenti volgari e tendenziosi. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità… la lunga frequentazione delle campagne elettorali ha finito per renderci (come cittadini, prima ancora che come operatori della informazione e della comunicazione) quasi impermeabili a tali vicende. Eppure non si può sottacere il lievitare di un certo fenomeno. Mentre giornali, tv, radio locali e siti accreditati si sforzano, per quanto possibile, e nel rispetto delle norme, di mantenere un equilibrio sostanziale rispetto ai vari competitor in lizza, la Rete si afferma sempre di più come un autentico “far web” in cui candidati e sostenitori partigiani (i cosiddetti “leoni da tastiera”) se le cantano quotidianamente di tutti i colori. In attesa che il legislatore metta mano ad un provvidenziale strumento di autentico controllo e di severa regolamentazione di questo settore (che resta una insopportabile “zona franca” nell’area della Comunicazione), spero Ella voglia condividere, insieme ai lettori, questo modesto appello per un approccio più sereno, almeno all’epilogo di questa tornata elettorale. Un appello, ripeto, rivolto ai partiti, ai loro rappresentanti, ai candidati ma, soprattutto, ai loro sostenitori». Interviene così, in una nota, Franco di Chio presidente Circolo della Stampa Bat.

«Da qualche anno è operativo sul territorio nazionale il network “ParoleO_Stili” che ha elaborato, tra gli altri documenti, il “Manifesto della Comunicazione Politica non Ostile” . Trattasi di un impegno spontaneo e personale preso da politici ed amministratori locali affinché il dibattito sia concentrato su contenuti e idee orientati al bene comune, attraverso un linguaggio rispettoso e non ostile, evitando che la rete continui ad essere un campo di battaglia dove tutto è permesso, senza esclusione di colpi. Ma educando, piuttosto, le community di riferimento ad un comportamento di responsabilità e lealtà. Un’applicazione pragmatica sui toni e sullo stile da adottare durante i confronti e i dibattiti con gli avversari politici.

L’appello, dicevo: è un invito ai politici della bat, ai candidati di ogni arte e parte ed a tutti i loro supporter a sottoscrivere, almeno idealmente, i dieci principi (comandamenti?) del Manifesto della Comunicazione non Ostile e a dire: Io#cambiostile. Ed eccoli, riassunti in estrema sintesi, questi comandamenti.

1)Virtuale è reale
So che la comunicazione è parte integrante della mia azione politica, orientata al bene comune. Dunque mi assumo sempre la responsabilità di ciò che comunico, sia online sia offline. Non considero o uso la rete come zona franca in cui tutto è permesso.
2)Si è ciò che si comunica
La mia comunicazione mi definisce. Faccio sempre in modo che ciò che comunico e ciò che viene comunicato per mio conto sia rispettabile, così come io sono rispettabile in quanto persona che agisce politicamente.
3)Le parole danno forma al pensiero
Sono intellettualmente onesto. Definisco al meglio le mie idee e le mie intenzioni. Non approfitto dei media e della loro immediatezza per diffondere messaggi attraenti ma offensivi o infondati. Rispetto l’intelligenza di chi ho di fronte anche virtualmente.
4)Prima di parlare bisogna ascoltare
Prendo in considerazione gli argomenti dei miei interlocutori anche se non li condivido. Non li interrompo. Non deformo le loro parole per controbattere meglio. Preferisco il dialogo e il serrato confronto delle idee al monologo.
5)Le parole sono un ponte
Credo nella forza delle mie idee e nel potere delle mie parole. Al mio interlocutore, offro i miei argomenti e la mia passione per dialogare e per convincere, mai per offendere o per annientare.
6)Le parole hanno conseguenze
Credo che il dibattito pubblico, anche se aspro, debba essere un momento di crescita per tutti. Come persona, sono consapevole che tutto ciò che dico lascia un segno in molti. Prima di fare un’affermazione, penso alle conseguenze.
7) Condividere è una responsabilità
Quanto condivido in rete si riflette sulla mia credibilità personale. Non produco, diffondo o promuovo notizie, informazioni e dati che so essere falsi, manipolati o fuorvianti. Educo alla responsabilità le community con cui interagisco.
8) Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Mi batto per le mie idee e contrasto quelle che ritengo sbagliate, ma lo faccio portando sempre il confronto sul piano dei contenuti. Rispetto il mio interlocutore e la sua sfera personale, non lo derido, non gli attribuisco affermazioni che non ha mai fatto.
9) Gli insulti non sono argomenti.
Machiavelli scriveva che gli uomini offendono o per paura o per odio. Sono consapevole che gli insulti sono umilianti sia per chi li riceve, sia per chi li fa: per questo non insulto e non rispondo agli insulti, e mi impegno a migliorare il mio Paese cominciando a migliorare il livello del dibattito pubblico.
10) Anche il silenzio comunica
Non parlo solo per occupare spazio o sottrarre spazio ai miei avversari. Quando parlo, faccio discorsi concreti, che hanno un peso e un significato. Quando taccio, anche il mio silenzio ha un peso e un significato.

Questo decalogo, egregio Direttore, potrà forse portare, offerto alle coscienze libere, un piccolo e modesto contributo alla “vicenda” della Rete. Che deve essere vissuta di certo come una straordinaria opportunità di “villaggio globale” ma non può e non deve ridursi a misera palestra per esprimere bisogni ed istinti primari, volgari, rozzi, aggressivi.
Viviamo l’epoca del post ideologico, della post politica, della post verità. Ovvero (cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia) ideologia, politica e verità ridotte a “post”. Riflettiamo su questi temi, tutti insieme, in quel poco tempo che ci resta (si chiamava silenzio elettorale, ma esiste ancora?) prima del voto di domenica e lunedì».