«Dai ristoranti ai bar, dai parrucchieri agli estetisti, dal comparto moda al turismo ed eventi e mobili, fino al commercio al dettaglio ed agli ambulanti. Sono molti i settori che dovranno contrastare l’emorragia economica causata dalla pandemia di coronavirus» commenta Giovanni Vurchio Segretario cittadino del Partito Democratico.

«Nonostante l’allentamento delle misure restrittive ed il lento ri-avvio delle attività, questi settori lanciano un grido di allarme al governo: il DL rilancio, nonostante contenga una infinità di piccoli interventi in favore di imprese e famiglie, tali misure potrebbero non risultare sufficienti a risollevare una situazione socio-economica, di per sé già fragile e complessa.

Serve, non solo spostare le scadenze fiscali (il 16 settembre è una data troppo vicina), ma pianificare, a lunga scadenza e senza interessi e sanzioni, tutti quei pagamenti di imposte, tasse e tributi locali maturati ante e post febbraio 2020. Viceversa, si creerà un ingorgo fiscale (contributi personali, contributi dipendenti, irpef, Ires, addizionali, IMU e Tasi, IVA, rateizzazioni da rottamazioni ter, accertamenti fiscali sulle annualità precedenti, rateizzazione degli avvisi bonari) che non consentirà una tranquilla ripartenza delle attività», continua Vurchio.

«Sarà necessario fare molto di più per evitare, dopo la pandemia, e quindi dopo aver dato priorità alla salute pubblica, che la morte sia di tipo economico. Se non si interverrà con maggiore decisione, molte delle attività chiuse con “decreto” non saranno in grado di sopravvivere. I costi fissi non sono certamente stati “bloccati” e anche la restituzione rateale (a breve scadenza) delle imposte risulterà del tutto insufficiente. Lo Stato dovrà fare un passo indietro effettivo, che non vuol significare RINUNCIA, se vorrà veramente rilanciare in futuro tutti i settori produttivi», conclude Vurchio.