Sono nate per essere motore di promozione del territorio, delle eccellenze enogastronomiche, delle aziende specializzate, della cultura, tradizioni e storia locali. Col tempo le sagre, anche le sagre paesane sono diventate sempre di più una macchina girasoldi quindi un vero motore finanziario ed economico, perdendo moltissimo di quello spirito fondante della loro ideazione.

Centinaia di stands, gazebo, banchetti e altre suppellettili, allestite su suolo pubblico, “affittate” a costi esorbitanti che possono anche superare centinaia di euro per una minima occupazione destinata alla vendita. Un volume d’affari che può anche superare moltissime decine di migliaia di euro con somministrazione di pasti e bevande a pagamento di tickets che si aggirano sui cinque euro per un numero di piatti serviti che può anche superare i quindicimila/ventimila. Questo non avviene nelle sagre di qualche altro pianeta ma proprio in quelle paesane nostrane.

Il business che si nasconde dietro questi eventi non deve essere sfuggito a chi, col fiuto sottile, le ha “arricchite” ulteriormente con sponsorizzazioni, sostegni economici pubblici, con tanti sodalizi che non hanno esitato a salire sull’appetitoso carro.

Accade quindi che molto spesso la natura della sagra venga “contaminata” da elementi che con la tipicità dell’evento nulla hanno a che fare ed ecco che all’interno del circo ci si trova di tutto: dalla vendita di prodotti assolutamente estranei al tema dell’evento fino a quella di prodotti che sono fondamentalmente diversi e differenti dalle peculiarità delle specialità tipiche promosse e “vendute” come tali.

Con l’entrata in vigore delle nuove direttive comunitarie in materia igienico – sanitaria e con le recenti disposizioni del Ministero dell’Interno e delle Prefetture in materia di sicurezza pubblica ed anti terrorismo anche per le sagre la vita sta diventando molto difficile e complessa, al punto che in molte regioni d’Italia anche le sagre più tradizionali sono compromesse ed addirittura molte di esse sono state soppresse. Nella nostra terra, invece, cosa accade?

Accade che anche le “nostre” manifestazioni potrebbero subire pesantemente il peso di tali norme ed i comuni non credano di autoassolversi da precise responsabilità per il sol fatto di aver “ceduto” le aree pubbliche per tali destinazioni. Infatti tale “cessione” delle aree non esime le amministrazioni comunali, i Sindaci in primis, dall’assunzione di responsabilità non solo per l’eventuale utilizzo improprio delle aree pubbliche, come ad esempio la cessione di posteggi per le attività su aree pubbliche da parte di soggetti terzi che la legge non autorizza, ma anche per l’eventuale aspetto lucrativo se non speculativo che dalla gestione di quelle aree potrebbe derivarne senza che tali introiti vengano riversati nelle casse comunali, con eventuali possibili danni erariali visto il piatto ricchissimo che è sulla tavola finemente apparecchiata.

Siamo sicuri, certi che tutte le precauzioni siano in atto e che le manifestazioni programmate e da programmare si svolgeranno nel pieno rispetto di tutte le norme vigenti altrimenti il serio rischio è che di quelle sagre, comunque ormai denaturate e stravolte, non resterebbe che solo un bel ricordo di quando promuovevano “seriamente” il vero prodotto locale come pubblicizzato.