«I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo». Con queste parole, il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, nel suo Trattato logico filosofico, esprime in modo efficace la pervasività del linguaggio. Oggi la pervasività rimane, ma il linguaggio è sottoposto a condizionamenti, limiti e vincoli, quantitativi e qualitativi, dettati da cambiamenti avvenuti al di fuori del linguaggio stesso, di natura tecnologica e massmediatica, legati ai supporti che utilizziamo, ai mezzi di comunicazione a disposizione e al mercato. E’ il motivo per cui la Società Dante Alighieri, comitato di Andria, il cui scopo fondativo è custodire la lingua e la cultura italiane, organizza in città, il 26 e 27 maggio prossimi, Parolevolute, incontri di approfondimento sulla parola, sulla lingua, sugli usi e abusi che di esse vengono fatti nell’era digitale.
Una riflessione sullo scritto, il parlato e il postato, quali espressione più immediata e autentica dell’umanità degli individui.

«Nell’epoca degli hashtag, in cui ciò che accade nel mondo si scrive “tuttoattaccato” – spiega la presidente del comitato andriese della Dante Alighieri, Marcella Corvasce – vogliamo restituire spazio alle parole, interrogarci su come i media abbiano influenzato la lingua italiana, se al progresso corrisponda un’evoluzione o un’involuzione dei linguaggi. Che umanità viene fuori dal lessico, dai registri, dalla lingua che oggi utilizziamo? E’ stata la domanda che ci siamo posti – aggiunge la presidente Corvasce – e la risposta è che, di contro alle migliaia di lemmi che l’italiano possiede, viene fuori un lessico povero, un registro unico per ogni contesto, una lingua svilita in cui le parole sono diventate merce». La due giorni, patrocinata dal comune di Andria e dalla regione Puglia. dunque, trascorrerà alla ricerca della parola perduta, dell’alterità inghiottita dall’interfaccia, provando a dare risposte a domande importanti: da dove viene la lingua che usiamo, qual è il suo stato di salute, com’è l’umanità linguistica dei social, e quella dei media? A queste domande risponderanno giornalisti, scrittori, blogger e comunicatori.

Si comincia venerdì 26 maggio, alle 18, con Vittorio Lattanzi e Adelmo Monachese, autori di un blog collettivo di giornalismo satirico, Lercio.it, con una Breve storia del mock journalism. Alle 19.30, il giornalista e blogger de Il Sole 24 Ore Daniele Bellasio, spiegherà perché La parola bufala non esiste. Si riparte il giorno successivo, sabato 27 maggio, alle 9.30, con il filosofo e giornalista Bruno Mastroianni. Il titolo della sua relazione è “Fatti non foste per disputar come bruti”. Alle 11, la nota pubblicitaria e giornalista Annamaria Testa, parlerà del suo libro “Le vie del senso: come dire cose opposte con le stesse parole”. Si continua il pomeriggio, alle 16 con la sociolinguista ungherese Vera Gheno, accademica della Crusca, che traccerà la storia della lingua italiana e il suo stato di salute, con una lectio dal titolo “Sono cambiamenti solo se spaventano, l’italiano alle prese con la modernità”. La due giorni si concluderà con due anticipazioni letterarie, “Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi)”, di Vera Gheno, e “”La disputa felice” di Bruno Mastroianni. Tutti gli incontri si terranno presso l’Officina San Domenico, via sant’Angelo dei meli, 36.