«La scomparsa di Michele Palumbo ci ha privato di un collega e di un amico che avremmo voluto ancora a lungo come compagno di strada. Perché Michele nella sua sacca di pellegrino di questo tempo e di questa terra, aveva molti e preziosi doni che sapeva condividere con chi incrociava sulle vie della vita: l’intelligenza, la curiosità per le vicende degli uomini, la passione nel narrarle». Sono le parole di Valentino Losito, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia e che ha voluto ricordare un collega a nome di tutti i colleghi giornalisti: «Michele Palumbo è stato un intellettuale nel senso più autentico e pieno della parola, un uomo che ha vissuto intensamente il suo tempo, con una grande capacità di leggerlo con senso critico, anche con asprezza, ma sempre con una incrollabile tensione alla verità, senza mai piegarla ad opportunismi di nessun genere».

«E’ stata questa la sua cifra umana che ha incarnato e testimoniato in tutte le realtà, gli spazi, i luoghi dove la vita lo ha portato. La scuola, dove è stato un docente che prima di istruire educava, seminando voglia di conoscenza prima che nozioni, nei suoi amatissimi ragazzi. E nel giornalismo, nelle piazze, nelle strade soprattutto della sua Andria e poi nelle redazioni, dove portava le gioie e le speranze, ma anche le tristezze e le angosce della sua gente, perché Michele scriveva quello che i suoi occhi vedevano, quello per cui il suo cuore pulsava e quello che la sua mente analizzava. Lo ha fatto anche con durezze, incomprensioni, cadute, errori, delusioni ma sempre con autenticità, con onestà intellettuale. Come accade agli uomini veri. Perché questa notizia possiamo e dobbiamo dire senza timore di smentita. Michele è stato un giornalista vero e una persona autentica. Per questo già ci manca, per questo lo ricorderemo».

Per l’amministrazione comunale, invece, data l’assenza per impegni istituzionali romani del Sindaco Nicola Giorgino, è stata l’Assessore Rosangela Laera a portare il saluto della civica amministrazione. «E’ nel comune sentire che la Città di Andria con Michele Palumbo perde un Figlio di elevata statura morale, un intellettuale raffinatissimo, un uomo di grande cultura. E proprio il suo rapporto con Andria assume una valenza che travalica i confini del banale localismo per raggiungere quelli universali di un profondo amore per la sua città, fondato sulla grande conoscenza delle sue travagliate vicende storiche e su una profonda cultura personale. Su questo aspetto mi piace ricordare che quando gli veniva chiesto se Federico II avesse mai visitato Andria, Michele con la sua consueta e sapiente ironia rispondeva «non si sa se sia mai venuto ad Andria, ma se non è venuto non sa cosa si è perso».

«Ed è proprio Andria che ha insegnato ad amare a tutti noi, sempre con il sorriso ironico anche a partire dai suoi simboli: i tre Campanili. Infatti, per la definizione della loro altezza ha scritto parole di un umorismo sottile quanto graffiante. Magistrale è la lettura laica che fa delle maschere settecentesche del Campanile di san Domenico con riferimenti ai bestiari medievali che mostrano una conoscenza ed una sapienza non comuni. Infine, vorrei invitare tutti noi, come aveva fatto Michele con me, a cogliere questa occasione per rileggere le pagine di Alfonso Leonetti che narra le storie di Andria e dei suoi abitanti durante i primi anni del Novecento, in cui descrive magistralmente la nostra città proprio perché sia di monito per riappropriarcene e coltivare con maggiore vigore il nostro senso civico».

«Vorrei chiudere questo saluto ad un CITTADINO esemplare, un giacobino come teneva a sottolineare lui, riprendendo quello che scrisse in occasione dei suoi 50 anni. Dopo aver parlato del Tempo concludeva dicendo. Insomma, ci vuol tempo per capire il tempo. Anche se, alla fine, forse aveva visto giusto, con un pizzico di cinismo nelle sue definizioni Spencer: “il tempo: ciò che l’uomo è sempre intento a cercare di ammazzare, ma che alla fine ammazza lui”. Ritengo di poter affermare che la civica amministrazione, intesa come l’intera comunità andriese, farà in modo che il Tempo non vanifichi il lavoro, lo studio, l’ironia, la capacità critica che Michele Palumbo ci ha generosamente regalato in questi anni».