C’è un piano di riordino ancora in corso di discussione, ma c’è anche un piano operativo della sanità che è stato bocciato dai ministeri dell’economia e della salute. C’è una delibera, poi, che non smetterà di animare il dibattito politico e territoriale per le prossime settimane. Stiamo parlando di sanità ed in particolare di Regione Puglia ed ASL BT. Andiamo con ordine: il 19 dicembre scorso, infatti, dopo l’annuncio di oltre 380 nuove assunzioni entro il 2018, il Direttore Generale della ASL BT, Ottavio Narracci assieme al Direttore Sanitario Vito Campanile, hanno firmato la delibera 2710 del 2016 contenente la nuova organizzazione dipartimentale dell’Azienda sanitaria provinciale con la contestuale modifica della deliberazione 1445/2014, mai entrata in vigore, e firmata dall’allora DG Giovanni Gorgoni.

La delibera, in sostanza, riorganizza dipartimenti, posizioni organizzative e strutture complesse e semplici all’interno degli Ospedali e degli ambiti territoriali. Un provvedimento corposo che riparte dai parametri indicati dalla Regione Puglia nella delibera 1388 del 2011 e prova a dare attuazione ad una nuova organizzazione mai entrata in vigore. Nel frattempo, tuttavia, questa stessa delibera dovrà inevitabilmente incastrarsi con il Piano di Riordino Sanitario regionale che, i due ministeri dell’economia e della salute, hanno tuttavia bocciato poichè secondo il Governo è debole ed incompleto. In sostanza poco credibile. Risanamento della spesa farmaceutica, gestione del personale e nuove assunzioni, attivazione delle nuove reti di assistenza in particolar modo quelle che interessano la rete oncologica. Queste i maggiori rilievi per un piano che dovrà in sostanza esser riscritto in molte parti.

Ed allora il mondo della politica e quello territoriale della sanità non hanno fatto mancare subito reazioni alla delibera dell’ASL BT, bollata subito come inopportuna e penalizzante soprattutto per il nosocomio della Città di Andria. Secondo la nuova organizzazione, vista dal punto di vista dei numeri, si passerebbe a 60 coordinamenti (rispetto agli attuali 156) di cui 14 all’interno del nosocomio andriese e 20 in quello di Barletta oltre ad uno all’interno del plesso di Canosa e 5 in quello di Bisceglie ed a sole 12 posizioni organizzative rispetto alle attuali 79. Ci saranno 39 strutture complesse ospedaliere e 21 strutture complesse non ospedaliere oltre a 89 strutture semplici. Sono 14 le Unità Operative Complesse immaginate al “Bonomo” di Andria mentre 17 in quello di Barletta e cinque in quello di Bisceglie. Sei al “Bonomo” saranno le Unità Operative Semplici mentre per il “Dimiccoli” saranno 10 e per Bisceglie saranno 11.

Nello specifico per l’Ospedale di Andria si presuppone una scomparsa della struttura semplice di Oculistica e della struttura complessa di Nefrologia entrambe a Barletta mentre si rafforza il polo oncologico per il “Dimiccoli” che avrebbe anche l’unità semplice di Pneumologia e quella complessa di Gastroenterologia. Diverse le modifiche, dunque, immaginate nella delibera che ha profondamente modificato anche l’idea organizzativa del direttore generale Gorgoni espressa nel 2014. Un modello organizzativo, tuttavia, che dal 2014 non è mai entrato in funzione e che in questo fine 2016 vede la luce in attesa di un profondo restyling del piano di riordino sanitario della Regione Puglia. Le critiche più aspre si sono concentrate proprio sulla scelta di privare di alcune specialità ormai consolidate proprio il nosocomio di Andria in favore della struttura di Barletta pur con l’idea che al “Bonomo” dovrebbero esserci diversi posti letto in più rispetto all’attuale dotazione. La discussione, tuttavia, è solo al primo stadio ma non accennerà a sgonfiarsi nelle prossime settimane.