È di ampio respiro la XX edizione del Festival Castel dei Mondi, non solo per quello che riguarda le proposte performative ma anche per quanto concerne i linguaggi artistici offerti. Qui infatti siamo a teatro ma non solo di teatro si parla. Così il breve excursus nella storia del cinema con la compagnia La luna nel letto di qualche sera fa, con Cinema paradiso ha trovato la sua eco, ieri, quando, a parlare di cinema sotto lo chapiteau è stato Giovanni Veronesi e lo ha fatto a ruota libera. Il regista toscano di gavetta ne ha fatta, attore, sceneggiatore per Pieraccioni, Nuti e Ceccherini, ha raggiunto la fama con la saga Manuale d’amore o con film come Che ne sarà di noi, Italians e Genitori e figli e può vantare un David di Dontello per la migliore sceneggiatura vinto nel 1994 con il film Per amore, solo per amore.

E proprio per amore sembra che Veronesi sia diventato Veronesi. Figlio di un ingegnere, piuttosto che diventare un architetto frustrato, come lui racconta, ha preferito gettarsi a capofitto nel mondo schizofrenico del cinema. Tra attori un po’ folli, produttori ai confini della realtà e qualche sogno inconfessabile esorcizzato sul grande schermo.

Sì, perché il bello del cinema per un regista sta proprio in quello: poter riversare nelle immagini le proprie ossessioni e i proprio desideri, usando la macchina da presa per scomporre le realtà – come Picasso faceva con i suoi pennelli – spostare l’ottica e guardare le cose da un altro punto di vista per scoprirle e raccontarle diverse. E magari divertirsi anche.

E proposito di bellezze e divertimento, a sorpresa Giovanni Veronesi ha portato con sé sul palcoscenico dello chapiteau, una gran bella spalla: l’attore andriese e internazionale, proprio come il Festival Castel dei Mondi, Riccardo Scamarcio. Assieme, il regista e l’attore hanno condiviso con il pubblico altre piccole e talvolta imbarazzanti curiosità dai set di alcune tra le scene più piccanti e per questo divertenti dei loro film.

Tra comicità e ironia, non sono mancate le confessioni rammaricate legate ai rimpianti per un paese come l’Italia che, nel cinema e in tanti settori, non sarà un paese per vecchi ma sicuramente non è un paese per giovani, assunto che dà il titolo alla programma che lo stesso Veronesi conduce con Massimo Cervelli su Radio2 e che sarà il titolo del film, di prossima uscita che il regista sta girando a Cuba che racconterà tra ironia e sensibilità, la storia di una generazione di ragazzi in fuga con i quali vanno via anche la bellezza, l’avventura, l’entusiasmo, l’amore e il futuro del nostro paese.

Giovanni Veronesi regala generosamente al pubblico uno showreel di racconti, aneddoti e curiosità di backstage dai suoi film, contenuti extra introvabili in qualsiasi dvd o director’s cut su Youtube. Una carrellata di piccole curiosità e confessioni behind the scenes, raccontate a ruota libera appunto senza effetti speciali, senza obiettivi e senza ciak. Un buona la prima di piccole storie di chi il cinema lo fa perché lo ama e ha imparato il mestiere facendolo. E solo facendolo ci si rende conto di non essere Stanley Kubrick ma di poter essere Giovanni Veronesi.