“Preoccupa che nel nostro Paese si sia aperto il dibattito su un ridimensionamento della Legge 199. Forze politiche di una certa estrazione e lobby trasversali vogliono cancellarla. Si tratterebbe di una scelta politica che un paese civile non può permettersi, semmai le scelte devono continuare ad essere scelte di civiltà e di contrasto a ogni forma di illegalità”. Così il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, in una nota, sul caporalato. “In questa direzione accogliamo il provvedimento del Ministero del lavoro dello scorso 17 giugno che, con decreto, ha prorogato l’efficacia del Tavolo operativo per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Ora aspettiamo di capire le intenzioni del prossimo Governo, ma ogni arretramento sarebbe un favore alla criminalità”, sottolinea. “Tra un mese la Legge 199 del 2016, conosciuta con il nome di legge anti-caporalato, dedicata a Paola Clemente, la bracciante morta di lavoro nel 2015 nelle campagne di Andria, avrà compiuto 6 anni, fortemente voluta dalla Flai e dalla Cgil, permettendo a magistratura e forze dell’ordine di contrastare con efficacia gravi fenomeni di sfruttamento lavorativo e caporalato, nonché pratiche illegali nel mercato del lavoro”, ricorda. “Tracciare un bilancio sull’efficacia di una legge è sempre molto complicato, tuttavia si tratta di uno strumento normativo efficace ma siamo anche convinti che la politica deve fare di più. Sarà uno dei temi principali di cui si dovrà occupare la prossima compagine governativa”, sottolinea Gagliardi. Per la Flai “non bastano le sole azioni di contrasto, che pure hanno più volte certificato che, in diverse aree della nostra regione, come in tutto il Paese, operano associazioni criminali e imprenditori senza scrupoli, per reclutare manodopera agricola, straniera come locale, approfittando dello stato di bisogno e dalla necessità di lavorare, costringendola ad accettare condizioni umilianti”. Eppure la Puglia può vantare le Sezioni territoriali della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, insediate in ogni provincia, che avrebbero dovuto consentire un accesso trasparente e regolare al lavoro, un corretto incrocio tra domanda e offerta di lavoro agricolo e fornire reali strumenti di contrasto al lavoro nero e sfruttato”. In Puglia le aziende ammesse alla Rlaq sono 1.275, il 20% di tutto il Paese. E Bari e Foggia, con 735 e 483, sono le prime due province italiane per numero di imprese ammesse alla Rete. “Numeri comunque molto piccoli rispetto alla dimensione del settore agricolo e agroindustriale in Puglia”, conclude il sindacalista.