È necessaria e non più derogabile la riorganizzazione della filiera cerasicola pugliese in modo da distribuire più equamente il valore aggiunto favorendo maggiormente la parte agricola. A sostenerlo sono Confagricoltura Bari/BAT e FedagriPesca Confcooperative Puglia, alla luce di quanto verificatosi nella campagna 2021.

Le due organizzazioni di rappresentanza hanno condotto una rilevazione dei prezzi di vendita delle ciliegie, presso la distribuzione organizzata e quella dei prezzi di asta, nella prima settimana di giugno, in sei regioni italiane, localizzate lungo tutta la penisola, su 28 città. Da quanto emerso mediamente ci sono circa 5 euro di differenza fra il prezzo al produttore ed il prezzo di vendita nella distribuzione. I prezzi di provenienza Puglia/Italia riportano un valore medio di € 7,50/kg.

Dall’analisi effettuata emerge come la forbice di prezzo fra produttore e prezzi al consumo sia sempre molto elevata indipendentemente dal calibro, smontando, pertanto, le teorie di coloro i quali affermano che le ciliegie devono essere considerate solo un prodotto quasi da gioielleria e che i calibri minori non pagano.

Con riferimento alle provenienze si evince il ritardo dell’area pugliese che, pur rappresentando il 37% della produzione nazionale, registra un deficit legato all’obsolescenza degli impianti cerasicoli, alla tutela delle produzioni e al marketing.

Confagricoltura Bari/BAT e FedagriPesca Confcooperative Puglia spingono per la stesura di un piano cerasicolo – che permetta di ripartire con una programmazione mirata e specifica – e per la caratterizzazione territoriale a marchio della ciliegia pugliese con l’organizzazione di un Consorzio di Tutela della Ciliegia di Puglia per la promozione, la tutela e la valorizzazione del prodotto. Alle istituzioni viene chiesto, infine, di intervenire individuando un prezzo minimo di acquisto, da riconoscere ai produttori che tenga presente gli effettivi costi di produzione.