“Carissimi cittadini,

un giorno mi capitò di leggere una frase che recitava più o meno così: «Laddove ci sarà l’opposizione ad un torto, ad un’ingiustizia subita da un debole, ad un potere oscuro e disumano, ebbene lì, una volta sciolti i nodi, si festeggerà il 25 aprile». Una festa sovente data per scontata, considerata il più delle volte un’occasione per la prima gita fuori porta, dopo la Pasqua. Una data che ho, però, imparato a conoscere crescendo. Tutte le volte che si combatte un sopruso, infatti, vibra la parola “resistenza”. La suggestiva immagine di antichi italiani in abiti sgualciti dalla clandestinità acquista una luce diversa, oggi, ad alcuni decenni di distanza dalla data della Liberazione. Da quell’incontro con la Storia, quella con la esse maiuscola, al quale si fecero trovare pronti donne e uomini che non avevano allora i mezzi e le possibilità che oggi abbiamo noi, uomini e donne della contemporaneità. Molti di essi erano giovanissimi, alcuni per la legge non potevano ancora essere considerati maggiorenni, ma si opposero ugualmente ed istintivamente all’ingiustizia, pagando con la vita ad un orrore che noi idealizziamo oggi, ma che allora aveva i contorni informi di un Male cosmico quanto banale. Tanti di essi divennero eroi senza saperlo. Erano giovani e meno giovani strappati alle case, alle campagne, in moltissimi casi ad un lavoro o alla militanza nelle fila dell’Esercito Italiano, che dopo l’armistizio rimase disorientato a riflettere sul peso della vergogna.

La Resistenza fu un concetto molto più alto di quanto si possa pensare oggi, al riparo dalle intemperie del Tempo che fu. Non furono partigiani solo quanti decisero di andare a combattere in montagna, nelle fila delle brigate Garibaldi, Osoppo, Franchi o Bandiera Rossa, solo per citarne alcune. Furono partigiani anche quanti decisero chiaramente da che parte stare, nel momento più drammatico per la storia di Italia. Molti, persi nelle pieghe remote della storia, fecero la loro parte semplicemente dando da mangiare a chi era affamato, curando i feriti o consegnando dispacci. Ed essi non avevano volti o velleità da eroi.

Ho molto pensato a questo, specialmente dopo la visita a Palazzo di Città del presidente dell’ANPI provinciale della Bat, Roberto Tarantino, che in questi anni sta prodigandosi di scavare, come un certosino archeologo, in polverosi archivi per restituire brandelli di giustizia e di pace alle tante vittime dell’odio, molti dei quali nostri giovani concittadini che sognavano una casa, una moglie o un figlio e furono schiacciati dalla illogica e brutale orma della Guerra. A loro dobbiamo i nostri giorni, a loro l’equilibrio e la saggezza dei padri costituenti, autori di quel capolavoro che è la nostra Costituzione. A loro dobbiamo la speranza nel Futuro ed al loro esempio dobbiamo ispirarci, soprattutto in giorni drammatici come quelli che stiamo vivendo. Perché c’è sempre la scelta possibile, tra Bene e Male. Anche oggi, che il nemico è invisibile e, nonostante tutto, è riuscito ad accrescere lo strappo tra noi cittadini, non ancora pacificati, a distanza di decenni.

A loro dedico il mio lavoro di Sindaco, perché tutto non sia stato inutile.

Buon 25 aprile a TUTTI”.