«Se cerchiamo un esempio che ci dia plasticamente la situazione della città prendiamo SAN VALENTINO: zona periferica piena di sofferenze ma anche di tante intelligenze e giovani operosi. Invece Il Piano di recupero di San valentino, che serviva al quartiere e alla città per ricucirsi e migliorare, è passato dall’essere il migliore piano di recupero delle periferie in Puglia, ad essere luogo di abbandono e pieno di ruderi di strade e capannoni crollati.
MA NON CI ARRENDIAMO ALLO SFASCIO DI ALTRI: entro due mesi si può varare un sostanzioso progetto di intervento utilizzando i finanziamenti pubblici per l’ecobonus e il sismabonus».

«Infatti la Agenzia per le case popolari, come per i privati, può riqualificare i propri immobili facendosi finanziare dallo stato, entro Giugno 2022. A san Valentino sono decine, FORSE CENTINAIA, le famiglie che possono riqualificare le case e dotarsi di moderni servizi energetici e di comunità. Può diventare il quartiere più moderno per concentrazione di interventi, e si potrebbe rendere giustizia a costo zero a migliaia di persone.

Con una seria concertazione tra imprese, i professionisti, IACP, Regione e Comune il programma sui può varare subito ed essere aggiornato in tempo reale. Non mancano le risorse pubbliche ed europee, non mancano le regole e le possibilità: mancano le idee positive e la capacità di governo, ed è inoltre utile il coordinamento con la Regione e il Governo. Le impresse partecipanti, in cambio, potranno impegnarsi a realizzare altri interventi di pubblica utilità. Oltretutto, come tutte le cose buone e giuste, diventerà una grossa occasione di lavoro e investimento per il settore edilizio.

Ecco uno dei perché bisogna ridare ad Andria un governo all’altezza del compito, mentre i responsabili dello sfascio si ripresentano come fosse niente e in altri casi mancano proposte e responsabilità di governo. Ecco come si risana la finanza del comune senza spremere di tasse e come si ricostruisce la città.

Il Piano di recupero si può riprendere e rendere attuale, e diventare davvero uno strumento di giustizia e di ricucitura delle periferie. Nel frattempo lavori, riqualificazione e azioni di equità si possono e si devono fare. Dipenderà dalle nostre scelte. La Rete civica popolare è nata e si batterà per questo».